Memorie sulla Guerra del Vespro lungo il confine del Principato (1294)
L’anno 1294 segnò una fase particolarmente critica per i territori posti lungo la frontiera meridionale del Principato e per ampie aree della Basilicata, costantemente esposti alle devastazioni delle milizie almogavare aragonesi. Queste truppe mercenarie, note per la loro efferatezza e per la loro singolare efficacia tattica, non conducevano operazioni belliche secondo i canoni della guerra regolare. Esse prediligevano, infatti, una forma di conflitto di natura irregolare, basata su azioni di guerriglia caratterizzate da rapide e imprevedibili incursioni, spesso condotte in simultanea contro una pluralità di centri abitati.




Della nobile casata dei Sanseverino, le cui radici identitarie affondano nel mondo normanno, si intende delineare, in queste brevi pagine, l’essenza del titolo feudale attraverso uno dei simboli più rappresentativi del potere: il territorio infeudato. Si tratta di quei domini che accompagnarono i vari esponenti della famiglia nel corso dei secoli, luoghi emblematici che rientrano a pieno titolo nella denominazione principale: Baroni di San Severino e del Cilento, Conti di Marsico.
Fra gli esponenti più rilevanti della famiglia Sanseverino spicca la contessa Teodora d’Aquino, sorella di san Tommaso, moglie di Ruggero II di San Severino e madre di Tommaso II. Da due documenti coevi sembrerebbe emergere un altro figlio della coppia, Guglielmo, di cui però non si hanno più notizie dopo gli anni Settanta del Duecento. L' esistenza o meno di questo "nuovo" personaggio di casa Sanseverino è tutt'oggi oggetto di indagini archivistiche.
Giovan Battista Serignano (San Severino, 1531), appartenente all’Ordine dei Predicatori, fu nominato vescovo di Scala il 7 gennaio 1594 per volontà di papa Clemente VIII. Teologo e filosofo di vasta e profonda erudizione — tanto da meritare presso i contemporanei l’appellativo di “Aristotele” — morì nello stesso anno, secondo alcune fonti il 31 agosto, secondo altre il 31 ottobre, e fu sepolto nella cappella di San Domenico, all’interno della chiesa di San Giovanni in Parco, allora annessa al convento domenicano di Mercato San Severino.
Giugno 1195. Donazione da parte dei Sanseverino di Caserta al monastero dei Santi Severino e Sossio di Napoli. Si tratta di una delle numerose elargizioni al Santo del Norico, dal quale, indirettamente, l’intera stirpe trasse il cognome.
Il sarcofago raccoglie le spoglie mortali della contessa Teodora d'Aquino (m.1317), moglie di Ruggero II di San Severino (m.1285) e sorella di san Tommaso (m1274), oltre a quelle di altri due personaggi della famiglia d'Aquino: si tratta di Tommasello, figlio di un fratello di Teodora, e di Maria (m.1279), sorella maggiore della Contessa e dell'Aquinate, moglie di Guglielmo II di San Severino (m.1246), sventurato figlio primogenito del conte Tommaso I (m.1246) e fratello di Ruggero II, morto insieme al padre, nel loro castello di Sala Consilina (SA), a seguito della congiura ordita ai danni di Federico II di Svevia, passata alla storia col nome di Congiura di Capaccio.