Gli occhi della storia
Questi occhi vissero tempi di gloria e tempi di piena decadenza; furono testimoni della conquista normanna e del tramonto della Langobardia Minor; videro la nascita di San Severino e il declino dell'antica Rota. All'osservatore occasionale, questi occhi non diranno poi molto; a me, invece, raccontano una storia lunga più di mille anni.
Nella foto: Particolare di quel che resta dell'affresco absidale della pieve di San Marco a Rota, già Santa Maria (a. 803).




Costruito fra il 33 e il 12 a.C., l'acquedotto augusteo del Serino, con i suoi 96 Km circa di lunghezza del solo condotto principale Serino- Miseno (Piscina Mirabilis) e i ca.140 Km complessivi con le diramazioni (tra cui quelle dirette alle città di Ercolano e Pompei), oltre a fornire l’acqua alle ville romane e ai territori che attraversava, doveva garantire l’approvvigionamento idrico alla flotta militare di stanza nel porto di Miseno (Classis Misenensis). Nel 1841 l'architetto Felice Abate, incaricato di stilare un progetto di fattibilità per il recupero dall'acquedotto, al fine di fornire l'acqua alla città di Napoli, eseguì una ricognizione dell'intero percorso,il quale attraversava anche i territori di Montoro, Mercato S. Severino e Castel San Giorgio.
La Fontis Augustei del Serino fu anche oggetto di uno studio di fattibilità per il suo recupero, nell'anno 1564, da parte dell'architetto Pietrantonio Lettieri, il quale ispezionò e descrisse l'intero tracciato su richiesta del viceré di Napoli don Pedro de Toledo, volendo quest'ultimo ripristinare il condotto al fine di potenziare il rifornimento di acqua occorrente alle nuove opere pubbliche (fontane, terme e altre) da lui fatte realizzare nella città di Napoli. Il progetto venne poi accantonato a causa degli alti costi e alla sopraggiunta morte del suo ispiratore, don Pedro.
Sui resti di un primitivo insediamento romano la pieve di San Marco a Rota s'erge, orgogliosa del suo glorioso passato. Testimonianza certa, da più di milleduecentododici anni, per le passate e future generazioni, di storie vissute al tempo di grandi uomini. Conservate fra quelle ormai decadenti mura, resti d'affreschi di sublime bellezza giacciono sotto il cielo, consumate dai secoli e lacerate dall'incuria degli uomini. Forti, contro la sentenza del tempo, le rovine attendono il mecenate che le riporterà agli albori del loro antico splendore, quando erano conosciute in tutto il Principato col nome di ecclesia sancte marie plebem de locum rota: 
Il Castello di San Severino, edificato a partire dalla metà degli anni Settanta del secolo XI (1076), divenne il nuovo principale centro politico-amministrativo del distretto di Rota, estendendo il suo nome prima al borgo vallivo (ottobre 1172: [...] in loco ubi dicitur ad Sancti Severinum [...]) e successivamente ancora, come cognome proprio (Sanseverino), alla stessa famiglia feudale.
