3 Sul Significato dell'Arma della Famiglia Sanseverino

3 Sul Significato dell'Arma della Famiglia Sanseverino

StemmaSanseverino 5

(eravamo rimasti... ) Passiamo ora a descrivere la seconda parte del blasone "sanseverinesco", vale a dire la fascia che attraversa orizzontalmente lo scudo e che occupa la sua terza parte. Ci troviamo di fronte ad un particolare araldico conosciuto col nome di pezza onorevole o di primo ordine. Essa rappresenta il cingolo cavalleresco, cioè la cintura di cuoio che cingeva la vita del cavaliere, atta a sostenere la sua spada e lo scudo. A colore di questa "pezza", fu scelto da Ruggero il rosso - pensiamo - a ricordo del sangue versato. Ma il sangue di chi?

Ancora una volta è la storia della famiglia Sanseverino a fornirci la giusta chiave di lettura; infatti, chi conosce la biografia di Ruggero II sa bene che il Conte, scegliendo il rosso, voleva indicare il sangue dei Suoi: ci riferiamo al sangue del padre Tommaso I e del fratello Guglielmo II, entrambi trucidati dall'imperatore Federico II di Svevia, colpevoli di essere fra gli artefici della celebre Congiura di Capaccio, nell'anno 1246. La scelta di un elemento araldico come la fascia rimanda allo stato sociale di cavaliere; il cingolo infatti rappresenta una chiara appartenenza alla cavalleria che, dal secolo XI, man mano, iniziò a chiudersi fino a divenire, nel corso del secolo XIII, una vera e propria casta - sinonimo di nobiltà -, avente un proprio codice di comportamento e il suo ingresso avveniva esclusivamente mediante una cerimonia di investitura conosciuta col nome francese di "adoubement", in italiano "addobbamento" (dal francone dubban = colpire). Ma se fu veramente questa la scelta dei colori da parte di Ruggero, è possibile allora che egli, volutamente, infranse una delle principali leggi araldiche, ci riferiamo alla "Regola di contrasto dei colori", che imponeva di non sovrapporre colore su colore o metallo su metallo? Conoscendo i ruoli ricoperti da Ruggero II presso la corte angioina di Sicilia, la risposta presenta tutte le motivazioni per essere affermativa. Bisogna considerare che, volutamente, non tutti rispettavano l'imposizione araldica sul contrasto dei colori, basti pensare all'arma del Regno di Gerusalemme, che sovrapponeva metallo su metallo: "d'argento, alla croce potenziata d'oro, accantonata da quattro crocette dello stesso"; o ai Guelfi fiorentini, che presero come loro stemma "un'aquila rossa su campo bianco che artiglia un drago verde". Ma dagli armoriali è possibile rintracciare ancora tanti altri esempi, anche in Italia! Intendiamoci, questi casi non erano la regola ma neanche l'eccezione, tanto da spingere gli araldisti a riconoscere tali varianti indicandole col nome di "armi dimandanti " o "d'inchiesta", che presentano cioè diverse irregolarità. L'approccio nei confronti di questi particolari tipi di stemmi, da parte dello studioso, richiede una certa accortezza, giacché le irregolarità palesate vorrebbero che ci ponessimo delle domande sul motivo della loro scelta. Ebbene, nelle intenzioni di chi le ha ideate, la risposta andrebbe ricercata nella storia della famiglia o in quella vissuta dal personaggio autore del blasone. Si dovranno, in quel caso, vagliare tutti i principali eventi che hanno caratterizzato la sua discendenza, la sua vita, così da ricercare la corretta risposta al quesito da lui lasciatoci. Certamente non a tutti fu permesso di comporre un'arma d'inchiesta - vista anche la sua notevole importanza storica -, ma se c'era una persona che ottenne fiducia illimitata da Carlo I d'Angiò, questa fu certamente Ruggero II e dopo di lui suo figlio Tommaso II, quest'ultimo fondatore della monumentale Certosa di Padula (lo stesso discorso vale anche per il pronipote di Ruggero II Tommaso III. Tre figure fra le più imponenti della famiglia Sanseverino). Tommaso II - come ci informa il cronista Saba Malaspina nella sua celebre opera - fu fra i più illustri cavalieri del Regno di Sicilia, tanto da essere acclamato come tale dal popolo e la sua partecipazione espressamente richiesta ai tornei e alle giostre cavalleresche indette da Carlo I d'Angiò (m. 1285) [...] (continua)

MicheleCerrato

Riceviamo e pubblichiamo volentieri un intervento del
Dott. Michele Cerrato.
Appunti di Storia Sanseverinese, 2024.