Mercato San Severino celebra San Rocco: Scoperte Recenti e Tradizioni

Mercato San Severino celebra San Rocco: Scoperte Recenti e Tradizioni

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San Rocco è il patrono dell’antico Stato di Mercato San Severino: l’Universitas (il centro di potere del passato) sanseverinese si estendeva fino a Penta; Castel San Giorgio; Siano. Infatti, in queste aree urbane – limitrofe a San Severino – fervono intensi e sentiti festeggiamenti in onore del santo. Con iniziative varie, fuochi pirotecnici, eventi gastronomici. In particolare, a Siano si degustano la braciola di capra e la percoca nel vino (rosso, rigorosamente). Da notare che le cibarie tradizionali, ancestrali, delle nostre terre si legano a occasioni etnografiche dal fascino incalcolabile: ad esempio la disponibilità della carne, sembra quasi strano, si registra nel periodo estivo – per ciò che attiene a Salerno, Mercato San Severino e (appunto) Siano.

Nonché – pure – in Sicilia: anche qui la milza imbottita (‘mbuttunata) – con aglio, peperoncino e le immancabili foglioline di menta – viene consumata nei mesi più caldi. Come la trippa. Chi scrive ipotizza – riguardo all’assaggio di milza, polpette, braciola di capra e frattaglie (per e o muss) a Ferragosto (tra San Severino e Siano) e il 21 settembre (per Salerno) – che queste leccornie fossero legate alla fine della stagione agraria: all’indizione bizantina, antichissimo momento di rinnovo dei contratti agrari. Per ringraziare la Madonna o il santo patrono (nel caso di Salerno, S. Matteo), i contadini; i braccianti allestivano la tavola “festiva”. Quella delle grandi occasioni. Quindi non potevano che assaporare la carne – sebbene “povera”, come le interiora (e ccentraglie, dal Francese les entrailles) e la milza – sia in quanto occasione “importante”, che (è la nostra ipotesi) come sacrificio animale. Legato all’antichità. Un olocausto, dunque, in cui il vitello (per la milza) e la capra (a Siano) sono assurti a “capri” espiatori. Sacrificandoli, idealmente, come si effettuava presso le civiltà protostoriche. Detto questo, dopo tale lungo excursus, torniamo a noi e a San Rocco. Venerato, sul calendario, il 16 agosto – a San Severino si celebra quasi sempre a settembre. I motivi sono molteplici. Tra queste ragioni, ne individuiamo due – tra molte altre – che potrebbero fungere da paradigma: i contestuali “omaggi” all’altro protettore di Mercato San Severino, ovvero S. Vincenzo Ferrer (da anni celebrato in agosto – anziché solo il 5 aprile) e il voler consentire a tutti i Sanseverinesi sparsi per l’Italia di prendersi le ferie, per osannare tutti insieme questo taumaturgo. Abbiamo sempre detto molte cose, nel tempo, scrivendo di S. Rocco. Ormai, i nostri lettori sapranno che il suo nome significava “uccello sacro” o corvo (Hrock); che era un pellegrino iacopeo o romeo; che era nobile (proveniva da Montpellier, in Francia); che contrasse la peste. Ed anche che fu “sfamato” da un cagnolino – il quale sottraeva, alla mensa del suo padrone: Gottardo, dei tozzi di pane. Stavolta vorremmo tentare di aggiungere qualcosa di innovativo, alla nostra ricerca etnografica. Ma prima diamo un’occhiata al programma di manifestazioni, previste dalla parrocchia di Santa Maria delle Grazie in S. Giovanni in Parco – di San Severino. Retta da don Peppino Iannone. Per il 2025, le celebrazioni si concentrano nei giorni 13 e 14 del mese di settembre. Quando – in particolare – si omaggia e si onora il simulacro riposto nella parrocchia di S. Maria delle Grazie, detta comunemente “Parrocchiella”. Ma statue e/o onori di/per S. Rocco esistono anche nelle frazioni Curteri e Carifi. Il programma religioso comprende il triduo solenne, sempre però alla Parrocchiella, nei giorni di giovedì 11 – venerdì 12 e sabato 13 settembre, dalle 18.30. Domenica 14, celebrazioni alle 8, 9.30 e 11. Alle 19, ecco la processione per le vie del paese. Le statue sono quelle di S. Rocco; S. Giuseppe e S. Maria delle Grazie. Secondo quanto riferiscono alcune fonti, da noi consultate, dalla chiesetta il corteo si snoderà con la Madonna per prima. Il programma civile, invece, esprime che sabato 13, alle 20, ci saranno iniziative per i bambini. Con animazione, popcorn e zucchero filato, gonfiabili. A cura di “Madagascar”. A seguire, uno spettacolo di burattini – dinanzi la chiesa. Poi “Dance for life” si produrrà in un’esibizione di danze e balli – con altre scuole di danza territoriali. Per il corso Diaz. Saranno, contestualmente, estratti i biglietti della lotteria di San Rocco. Infine, alle 21, largo a uno spettacolo col fuoco e/o magiamix –magia, sputafuoco e balloon men, davanti al bar Fortunato. Domenica 14, alle 8.30 del mattino – si terrà il concerto bandistico del team “Città di Castel San Giorgio”, diretto dal maestro Antonio Esposito. Infine, in serata, dopo la processione l’omaggio al santo terminerà in bellezza. Col botto, letteralmente. Sì, perché saranno i fuochi artificiali di “Salvati fireworks” a concludere l’occasione festiva. Ma cosa c’è – di nuovo – per quanto attiene alle novità (da noi preannunciate) sul conto di S. Rocco? È presto detto: navigando sul web, sono emerse – alla nostra attenzione e conoscenza – alcune notizie mai prima d’ora sentite. Un esempio? Non tutti, forse, sapranno che il cane raffigurato, iconologicamente, accanto al taumaturgo francese si chiamava Oreste. Era un meticcio, un bastardino – di colore bianco. Secondo la leggenda, quando S. Rocco – agonizzante per la peste – attendeva la fine della vita in un bosco, il cucciolo lo dissetò e gli diede un tozzo di pane. Poi, morì con lui – in data 16 agosto 1331. S. Rocco utilizzava – anche questa è un’informazione nuova – la conchiglia detta “cappasanta” (in cui – sembra – nacque Venere/Afrodite Callipigia – dea della spuma del mare, “dalle belle natiche”) come ciotola per dissetarsi. E, appena Oreste vide il santo, gli corse incontro; come lo conoscesse da sempre. Forse funse da angelo del Signore. Il cagnolino si affezionò talmente a Rocco da non lasciarlo mai. Faceva la spola tra la mensa di Gottardo e il bosco dove stava morendo Rocco; lo dissetava tenendo in bocca la conchiglia, avvicinandola al lago o al fiume vicino e poi alle labbra del moribondo. Col suo musetto, spezzettava e sbocconcellava il pane – per renderlo appetibile e fruibile a Rocco. La leggenda si conclude con il ritrovamento di entrambi “i nostri eroi” morti, uno accanto all’altro – e tra di loro un pezzo di pane. E, sempre sul web, abbiamo ampliato gli orizzonti culturali relativi a San Rocco con nuova linfa di notizie “inedite” – rispetto a quanto scritto in procedenza, sui vari giornali per cui la sottoscritta corrisponde. Eccole qua, di seguito: riassumendo e sintetizzando, pare egli sia nato con una croce rossa sul petto. Simbolo di fedeltà a Cristo. Aderisce al terz’ordine francescano; si veste da pellegrino iacopeo – ma anche romeo, andando verso Roma: la capitale della cristianità – oltre a Gerusalemme, meta dei palmieri. Romeo – abbiamo appreso da pochissimo – era il motto di chi non parlava italiano o latino. Alla domanda: “Dove andate?” i pellegrini stranieri rispondevano: “Roma eo, Roma eo”. Cioè: “Vado a Roma”. Rocco posta con sé un bastone o baculo (peròccola, in Napoletano), una zucca vuota – a mo’ di borraccia – e la conchiglia, per bere. Inoltre, il suo outfit (o dress code) – diremmo oggi – consta di stivali e rosario. È patrono contro la peste, perché salva tanti appestati dalla morte e/o dalla morte spirituale. Alla fine del suo percorso terreno, viene imprigionato – in quanto scambiato per un malfattore. Solo alla sua morte, avvenuta il 16 agosto 1379, si scopre chi egli sia – riconoscendolo da anelli e sigilli vari e/o dalla croce sul petto. Tra le località da lui percorse – in cui il taumaturgo opera molti miracoli – annoveriamo Acquapendente (Viterbo), Rimini, Forlì, Bologna. È protettore di invalidi, prigionieri, viaggiatori, cavatori di pietra, cineasti. Protegge da malattie contagiose, colera, catastrofi naturali. Infine, sappiamo che è patrono dei cani e dell’ambiente domestico. Guaritore dei mali alle ginocchia. Che dire di più? Le curiosità sul cagnolino sono state esplicitate. Buona lettura!

AnnaMariaNoia

Riceviamo e pubblichiamo volentieri un articolo della 
Dott.ssa  Anna Maria Noia.