
Una società altamente competitiva, esageratamente emarginante. Un contesto privo di umanità – sebbene antropizzato. È questo, molto probabilmente, alla base di numerosi “insani gesti” (nel mezzo di una collettività più che insana) che portano adolescenti fragili o anche uomini e donne maturi e benestanti (apparentemente senza problemi e/o esigenze particolari) a suicidarsi. Un gesto estremo, fomentato – particolarmente tra i giovani – da manie “alla moda” (trendy?) come il nuovo “gioco” denominato “Blue whale”.
Un “divertimento” – per così dire – che proviene dalla Russia (dove è sempre esistito il mito della “educazione siberiana” cinematografica). La “balena blu” – questa la traduzione letterale – consiste nell’infliggersi “prove” di coraggio e destrezza che conducono al suicidio. Sono centinaia – pare – gli adolescenti russi che hanno posto termine alla loro esistenza in virtù e per nome di questa inspiegabile volontà di emulare la morte. E forse – lo ripetiamo, sono supposizioni – è proprio ricorrendo al “gioco” della balena blu che si sta tentando di comprendere l’assurdo suicidio di Gianluca Cavalieri, tra i 19 e i 20 anni (quelli più belli…) di età. Accasciato, spalmato al suolo senza una ragione valida: uno studente della facoltà di Ingegneria all’università di Salerno. Nel campus di Fisciano, dal tetto della biblioteca scientifica “Caianiello”. Nessun motivo, nessuna spiegazione – per l’assurdo destino. A parte feroci polemiche sull’opportunità o meno di pubblicare le foto – scattate da (cinici? ipertecnologizzati? cellularidipendenti?) altri studenti Unisa – e strascichi di deontologia professionale contestati ai cronisti presenti dopo la tragedia. Consumatasi in pochi minuti in questa fine maggio che concede ai giovani un cielo sereno e lunghe giornate assolate. Senza un perché, appunto. La dinamica, ripresa dai quotidiani – cartacei oppure on line, e sul web erano presenti frasi infelici e sciacallaggi vari – pare essere stata la seguente: nella mattinata del 22 maggio, l’allievo – originario di Campagna si getta dal terzo piano dell’edificio. Sulle prime, non sembra un tentativo di porre termine alla propria esistenza; si pensa a un malaugurato incidente. Invece non è così, come si capirà in seguito. Il ragazzo, ci si interroga e subito si rincorrono le voci e le ipotesi più credibili (tra le quali, come dicevamo, lo “spettro” della “Blue whale”), aveva proprio intenzione di effettuare quella scelta. Il cittadino di Campagna – dove i genitori gestivano un esercizio commerciale – è stato pianto accoratamente dai suoi amici e conoscenti. Il funerale – tenutosi lo scorso 24 maggio – è stato straziante e pieno di commozione; all’uscita del feretro, palloncini bianchi verso il cielo. Lacrime e rabbia, delusione, incredulità per quel gesto in sé inspiegabile – soprattutto a quella età e senza particolari cause. Gianluca era un ragazzo tranquillo, con la testa sulle spalle. Studioso, aveva frequentato l’istituto “Enrico Mattei” di Eboli. Di recente aveva superato brillantemente il primo esame ad Ingegneria – totalizzando 29 punti su 30. Emerge però un’ipotesi: Gianluca era “tormentato” da una – per lui – insopportabile dislessia. Un “handicap” (se così possiamo affermare, ma di certo non è il termine esatto) che probabilmente la sua sensibilità accoglieva con vergogna, con onta. Una incapacità di comunicazione sarebbe dunque stata la miccia che – magari sommata ad altri eventi psichici, interiori – ha scatenato la reazione che lo ha portato alla morte. Lo afferma il sito web “TeleclubItalia.it”. Un tormento – spiegano dal portale – che era già evidente alle scuole superiori. Cavalieri aveva difficoltà a esprimersi in pubblico. Ed era aiutato, costantemente, da insegnanti e compagni. Che però lo sostenevano con affetto, con pazienza. Senza farglielo pesare. Questo suo… “limite” (oltre alla sensibilità) è stato certamente accresciuto dall’ambiente accademico – troppo diverso dalla tranquilla realtà ebolitana – per cui il giovane non ha retto al disagio ed è accaduto il fattaccio. Hanno indagato e continuano a farlo, i carabinieri della compagnia di Mercato S. Severino – capeggiati dal capitano Alessandro Cisternino. Sembra anche – in ultima analisi – che poche ore prima del decesso Gianluca avesse incontrato uno psicologo dell’Asl di Nocera. Spesso i comportamenti autolesionistici e – come estrema ratio – i suicidi possono derivare da momenti ed occasioni di particolare vulnerabilità o fragilità. Tra famiglie “disagiate” o benestanti – “trasversalmente”. Occorre pertanto comprendere i segnali di allarme sul territorio. Capillarmente, con l’ausilio di politiche sociali ottimali. Ascoltando il sia pur minimo campanello d’allarme, pronti a comprendere prima che a giudicare

Riceviamo e pubblichiamo volentieri un articolo della
Dott.ssa Anna Maria Noia.
