L'Arciconfraternita del SS. Rosario in S.Giovanni In Parco

L'Arciconfraternita del SS. Rosario in S.Giovanni In Parco

SigilloTra le confraternite che operarono nell'area sanseverinese la più diffusa era quella del SS. Sacramento. Ben rappresentate erano anche le varie congregazioni ispirate al culto mariano (Madonna delle Grazie, del Rosario, del Carmine, della Concezione ecc.). Nel casale di Pandola operava la più antica congrega di tutto il territorio che viene menzionata già nella metà del secolo XIV.
Un'altra associazione antichissima era quella di S. Maria della Neve eretta nell'omonima cappella della parrocchiale di S. Maria delle Grazie del Capoluogo. I fratelli indossavano i sacchi bianchi e seppellivano i morti. Questa congrega gestiva anche un ospedale che operò alla metà del '600.


La confraternita del SS. Rosario sorse nel 1580 nella Chiesa di S. Giovanni in Palco di San Severino ad opera di diversi nobili di quello Stato "ed una gran quantità di persone civili e del popolo, cosicchè tra fratelli e sorelle oltrepassarono il numero di settecento". In quello stesso anno la capella venne adornata con un quadro del Rosario e i relativi 15 misteri dipinti dal napoletano Fabrizio Santafede.
Accanto alla chiesa era situato un monastero di padri Domenicani edificato nella metà del '400.
Dall'Antica platea, risalente al secolo XVI, si rileva che nel 1466 Roberto Sanseverino volle adempiere alla volontà testamentaria del padre Giovanni di erigere un convento di padri Domenicani a San Severino. A tale scopo quest'ultimo aveva lasciato 6000 ducati e, d'accordo col priore fra Giacomo di Marsico, vicario generale della provincia del Regno di Napoli, cedette ai padri il suo palazzo con relativi beni e con l'acqua che veniva da Pandola. Il palazzo, detto lo Parco, insieme con gli altri beni, fu stimato ducati 4000 e Roberto s'impegno di versare ai religiosi gli altri ducati 2000 in 4 anni "e cussì fo del palazzo edificato lo convento de San Joanne de lo parcho con la ecclesia, et lo istrumento lo fece lo egregio notaro Juliano Barbarito de Salerno ne l'anno domini ut supra die 21 novembre".
L'assenso alla fondazione era stato accordato dal Papa Paolo II il 26/07/1466.
Nella citata platea non si fa cenno all'anno della fondazione della congrega ma si dice soltanto che "a li 3 de marzo 1585 se cantata la prima messa nella cappella del Rosario et fu una messa ficorata et una vespera a dui cuori, tanto la messa quanto la vespera a dui cuori, et nge mangiorno tutti li confrati in convento, et la prima messa nge là cantata lo padre Caruso.
Il 23 di aprile del 1593 la congrega riservò un luogo al notaio Giov. Matteo Maiorino "per farsi una sepoltura nella colonna del SS. Rosario a manu destra ciò è allo diritto dello cippo dello Rosario et per tale concessione si pagò ogni anno al convento carlini 5 alli 23 di aprile". Egli aveva intenzione di costruirvi un altare ma, per questa richiesta, avrebbe dovuto prendere accordo con convento. Da ciò si deduce che la cappella rimase sempre di proprietà dei religiosi.
Il 2/3/1777 il priore don Domenico Villani, unitamente a 46 fratelli scribenti e a 147 non scribenti, chiesero al re Ferdinando IV il regio assenso sulla fondazione e sulle regole. Esso fu ottenuto il 5 maggio di quell'anno. In ogni prima domenica del mese la congrega doveva esporre la statua della B.V. del Rosario alla pubblica adorazione "e nel tempo stabilito portarsi in processione accompagnandola le sorelle e i fratelli, li quali tutti confessati e comunicati in tale giorno guadagneranno le indulgenze dai sommi pontefici concedute". Nella seconda domenica si doveva esporre la piccola statua del Bambino Gesù alla pubblica adorazione e portarla in processione. (Art 2°) L'elezione degli ufficiali avveniva nella prima domenica di agosto (Art. 3°).
Ad ogni figlia maritanda dei fratelli non contumaci la congrega pagava un maritaggio "a quella figliola di fratello non contumace che sarà la prima maritata". (Art.6°) I fratelli pagavano ogni mese grana 3 e le sorelle tornesi 4 (Art. 8°)
Durante il Decennio Francese (1806-1815) con la soppressione dei Domenicani tutti i documenti dell'archivio del monastero furono trasferiti all'amministrazione diocesana di Salerno. Nel 1818 essi passarono interamente al subeconomato della provincia.
La congrega fece invano richiesta per riaverli.
Nel'anno 1857 essa inoltrò domanda al re per ottenere "la concessione della chiesa di S. Giovanni in Palco affine di poterla interamente riattare ed addirla in perpetuo ad uso di pio oratorio". La facoltà venne accordata in data 22/06/1858. Il 5 dicembre di quest'anno la signora donna Concetta de Maio, vedova del cavaliere don Saverio dell'Abbadessa, chiese alla confraternita la cessione della cappella di S. Vincenzo posta in cornu evangelii dell'altare maggiore della chiesa. Il sodalizio concesse alla nobildonna soltanto l'uso di essa.
Nel 1865 il priore don Francesco Villani Olivares comunicò all'arcivescovo che aveva presentito che l'altra congrega intitolata all'Immacolata e posta nella chiesa di S. Antonio dello stesso villaggio "maneggia per diventare arciconfraternita e precedere tutte le altre e siccome la congrega del Rosario ha sempre avuto la precedenza su tutte quelle del Circondario per esserle più antica e istallata da nobili gentiluomini de Paese con aggregazione di grandissimo numero di fratelli e sorelle verrebbe pregiudicata".
Con breve del Papa Pio IX del 23/07/1869 la congrega del Rosario ebbe il titolo di arciconfraternita.
Con testamento dell' 8/3/1870 il citato priore Olivares stabilì che della terza parte dei beni a lui spettanti si dovessero pagare lire 200 a diverse famiglie povere. Egli fissò una cappellania a favore della congrega nella detta chiesa per la celebrazione di una messa nei giorni festivi e giornalieri per comodo della popolazione ed in suffragio della sua famiglia sotto il titolo della Trasfigurazione del Signore. Assegnò, inoltre, un secondo maritaggio di ducati 15 da distribuirsi a favore delle figlie dei fratelli, ducati 10 per l'assegnazione di una missione ogni 5 anni e ducati 20 per fondo di elemosine da assegnare ogni anno ai poveri più bisognosi nel giorno di Natale.
Nel 1908 il quadro del Rosario della congregazione aveva assoluto bisogno di restauro.
Nell'altare maggiore della chiesa esisteva un altro quadro indicante "Il passaggio del fiume Giordano" di metri 5x4 attribuito a Luca Giordano e che fu distrutto nel 1943.
Nel 1922 il sodalizio attestò che occorrevano lire 7800 per il restauro del quadro del Rosario del Santafede e dei 13 dipinti raffiguranti i misteri.
Nel 1924 le spese di beneficenza erogate dalla congrega erano le seguenti: 1) per un maritaggio lire 59,10; 2) per gli invalidi al lavoro lire 60, 3) per l'infanzia abbandonata lire 35; 4) per l'elemosine ai poveri lire 290,75 .
Nel 1931 la congrega era composta di 40 fratelli e da 33 sorelle con retta mensile di centesimi 15 per gli uomini e di centesimi 10 per le donne.

Bibliografia: Storia delle Confraternite della Diocesi di Salerno - Pasquale Trotta - Edizione 2002