Questa congrega è una delle più antiche dell'area sanseverinese essendo già operante nella metà del secolo XIV. Nella S. Visita del 1564 si afferma che sotto la locale chiesa di S. Fortunato esisteva "una cappella di confraternità di S. Maria à Libera" Il cappellano era Bartolo Cacciatore, il rettore don Decio de Vivo e la parrocchia contava 55 fuochi di figliani. L'ospedale, annesso alla congrega venne eretto nel 1577. Il 24 febbraio di quell'anno l'arcivescovo Colonna concesse facoltà ai fratelli di erigere "un ospedale per i poveri alendis infermi da curare attualmente in casa con ecclesia S. Clara de Pandola soppressa per nostro precedessore con stato monache che esisteva con reddito seminario puerorum in "Città di Salerno".
In detta chiesa i fratelli di S. Maria della Libera trasferiscono "beni, redditi e mobili con facoltà di eleggere un presbitero secolare per amministrare confraternita e ospedale. Quest'ultimo nel 1677 risultava essere carente del necessario per ospitare i pellegrini e i poveri "et inibi aliquando aluntur ex private elemosine dei cittadini e anche investito di abusi perchè si rifugiavano in esso gli inquisiti e contumaci e per lungo tempo ivi dimorano e ciò da scandalo e irriverenza per il luogo pio" Nel 1591 i mastri della congrega erano Silvestro D'Auria, Giacomo Antonio de Amore, Matteo Sequino e Donato de Pierri. La rendita annua ammontava a ducati 90 e consisteva "in terre, una poteca in mezzo lo casale e renditi ducati 33 al prete don Alfonso Tutto è il resto in maritare una figliola l'anno e altre opere pie et ai poveri allo ospedale e qualche volta si maritano due". Il 14/01/1657 nella chiesa di S. Maria della Libera il sig. Antonio Correale, mastro e cassiere della detta chiesa dichiarò "come la qm Fraustina Stavele, vedova del qm Francesco Guerrasi, lasciò il notaio Natale Moyella alla detta cappella et ecclesia ducati 30 per reparatione della fabrica et anco istituì herede detta ecclesia con peso di pagare annui ducati 8 alla prima figliola femina se mariterà in detto casale immediatamente dopo lo giro delle festività d'essa gloriosa Vergine quale si celebra alli 8 settembre ogn'anno conforme detto testamento.
I più antichi capitoli rinvenuti della congrega risalgono al 1665. Per l'ammissione di un nuovo socio i confratelli dovevano riunirsi nella chiesa in pubblico parlamento ed accettarlo con la maggior parte dei voti. Ogni quarta domenica del mese si effettuava la processione cui partecipavano tutti i fratelli. Questi dovevano confessarsi e comunicarsi in tutte le feste del Signore e di Maria Santissima per dare l'esempio e per usufurire dei privilegi concessi dalla religione agostiniana. La tassa mensile era fissata a grane 3. L'elezione degli ufficiali avveniva nel giorno della natività della B.V. e cioè l'otto di settembre con l'intervento del cappellano. La sepoltura dei fratelli doveva essere ampliata e costruirne un'altra per le sorelle. I soci vestivano sacchi e almuzi bianchi. Negli atti della S. Visita dell' 8/2/1686 si legge che nella cappella di S. Maria della Libera vi è la congregazione con le regole dei padri della Società di Gesù e il padre spirituale è Don Giuseppe Guerrasio. La confraternita di S. Maria della libera ottenne il regio assenso alle regole il 21/7/1777 in seguito a richiesta del priore Geronimo Ansalone, Andrea Matteo Guerrasio, 1° assistente, Grancesco Saveriano Guerrasio, 2° assistente, più 51 fratelli di cui 13 scribenti. L'atto fu rogato dal notaio Domenico Montefusco, cancelliere della congrega. I soci pagavano ogni mese grane 3 e le sorelle grana 2. L'elezione del priore e del cassiere avveniva per voti segreti in pubblico parlamento dei civili e benestanti del corpo della congrega l'otto di settembre. Nello spirituale il sodalizio era retto da un cappellano, possibilmente fratello e originario del luogo. Il noviziato durava mesi quattro.
Nel 1842 il parroco di Pandola dichiarò che in quel villaggio esisteva una chiesa intitolata a S. Maria della Libera con un locale addetto a congrega. Nella festività di S. Anna i fratelli di erano rifiutati di far celebrare messa dicendo che la chiesa era esclusiva per loro". Egli asserì, inoltre, di aver depositato nell'archivio diocesano i seguenti documenti in pergamena:
1°) istrumento del 1561 testamento di Luisa de Marchese coram giudice Jo. Domenico de Marinis;
2°) Bolla dell'arcivescovo Colonna del 24/2/1577 che stacca dai possedimenti del Seminario Diocesano la chiesa e convento dell'ex Monastero delle Clarisse di Pandola concedendoli alla confratenita di S. Maria della Libera con l'obbligo di fondarvi un ospedale "pro pauperibus alendis, infirmis curandis'";
3°)Breve di Gregorio XII del 30/06/1577 che concede alla confraternita la chiesa e i locali con l'obbligo di versare al Seminario 500 ducati;
4°) Diploma di fra Agostino di Corneto, procuratore e vicario generale degli Agostiniani, che aggrega la confraternita a quella di S. Maria della Consolazione e S. Monica in Roma del 5/3/1588;
5°) Bolla di Flaminio Scattaretica, vicario generale dell'arcivescovo Colonna, che conferma la detta confraternita e dichiara che essa dovrà sempre rimanere alle dipendenze della Curia e soggetta alla vista pastorale.
Nel 1920 venne aperta una sottoscrizione per l'erezione di un altare di marmo da costituirsi nella chiesa di S. Maria della Libera in onore di S. Anna.
La quota era di lire 2000 ma ne bisognavano 4000 e il valore dell'oro votivo era di lire 3000.
L'altare era stato richiesto dai fedeli poichè la devozione a S.Anna era molto sentita.
Nel 1931 gli iscritti alla congrega erano 233, 117 fratelli e 116 sorelle. La retta mensile era di lire tre.
Bibliografia: Storia delle Confraternite della Diocesi di Salerno - Pasquale Trotta - Edizione 2002

