Mostra personale di Davide Pollina al Palazzo Vanvitelli

ScriptoriumPer “Artisti al Vanvitelli”, ecco che – dal 4 al 17 novembre, orari di ufficio – ha esposto all’omonimo palazzo sede municipale (appunto palazzo Vanvitelli), di Mercato S. Severino, Davide Pollina. La personale era denominata: “Tramonti tra tempeste di fuoco e di mare”. Un ragazzo poliedrico ed eclettico, Pollina, che ha deciso di partecipare a questo appuntamento “ciclico” con l’arte; l’appuntamento creato dal sodalizio agropolese “Dana. The labyrinth of the goddes”. Col patrocinio del Comune di S. Severino – ad ospitare gentilmente le retrospettive degli avventori. L’evento, in generale, ha riscosso grande successo – con l’avvicendarsi di numerosi e validi esponenti delle immagini e degli happening visivi. Riguardo Pollina, è nato a Salerno nel 1989.

È dall’adolescenza che esprime la propria fantasia e le sue emozioni su tela – e non solo. Nel corso della sua crescita, dello sviluppo sia anagrafico che dal punto di vista pittorico, ha affinato le tecniche personali. Ha cominciato a dipingere da autodidatta; la passione per la pittura ha seguito (di pari passo) quella per la scrittura. Per lui, intervistato opportunamente: “L’arte è, semplicemente, tutto. Potrebbe sembrare una frase fatta o banale – dichiara – ma è assolutamente questo che rappresenta per me. Una vera e propria necessità fisica; una ricerca perenne che offre infine l’opportunità di dare un senso a qualsiasi cosa”. Pensieri molto profondi e interessanti. Il trentenne ha i piedi per terra, ma raggiunge nelle sue opere la virtuosità (e virtualità) emotiva e anche razionale del sognatore. “Cosa intendi rappresentare nelle tue opere?”. Ecco la precisa risposta: “Nelle mie opere tento, in primis, di trasmettere lo stile che mi contraddistingue e anche la mia identità di individuo. Anche in tal caso, comunque, metto in campo un’infinita ricerca che si divide tra oggetti e/o simboli “ripetitivi” da un lato e astrattismo, materico, più le sfumature di colore dall’altra parte”. Proseguendo, alla domanda: “A quale artista “famoso” del passato e/o moderno ti ispiri – se ti ispiri a qualcuno?” egli afferma: “Da bambino sono stato influenzato dallo stile artistico del Sud-est asiatico. Complici i viaggi di mio padre; il mio papà ha viaggiato spesso in Indonesia e in Thailandia – per lavoro. Per commerciare gioielli in argento. Quindi io ho avuto l’opportunità di osservare, di ammirare tanti oggetti d’arte o d’artigianato di quei luoghi. Non nascondo, dunque, il fatto che quel magico stile e quell’iconografia sono stati per me, spesso, una fonte d’ispirazione. Però il “vero” artista al quale mi sono più avvicinato è stato Gaudì. Da tale architetto catalano ho assorbito l’utilizzo sgargiante del cromatismo e del colore nonché l’ossessione (gaudiana) per le forme più insolite della materia”. Dopo aver chiesto “Da quanto (tempo) dipingi? Sei autodidatta o hai frequentato qualche accademia, delle scuole artistiche?” egli ha così asserito: “Ho iniziato a dipingere da autodidatta, a 15 anni. Adesso ne ho 30, posso dunque asserire di aver trascorso la metà della mia esistenza a inseguire questa passione. In realtà l’arte mi ha sempre attratto, però – in verità – mi sono avvicinato alla pittura per caso e senza un motivo reale, vero, apparente. Avevo una voglia matta di esprimermi; di farlo attraverso qualcosa di nuovo. Così – un giorno come tanti – mi sono trovato davanti a un pannello di compensato, che mia madre aveva comprato in un grande magazzino e lì è scattata la fatidica scintilla”. Ma qual è – a suo avviso e parere – la funzione dell’arte? “Io credo che lo scopo di tale branca dello scibile umano sia essenzialmente rendere le persone migliori. Ciò vale sia per chi produce le opere e i manufatti che per chi li ammira. Ciò facendo prova emozioni. Arte significa tutto, non solo pittura – ma anche scultura, fotografia, cinema, letteratura, poesia, musica, teatro e tanto altro ancora. Ogni espressione umana. Tutta l’arte ricorda all’umanità e all’unanimità che essa stessa non è soltanto materia mobile ma, al contrario, è animata da una potente energia che l’attraversa e la mette alla prova. Quotidianamente, con i sentimenti che scandiscono le nostre vite. L’arte ci rende consapevoli di essere realmente vivi e quindi di essere liberi”. Cosa può, infine, secondo il Nostro dire e soprattutto dare l’arte oggi a tutti ma principalmente alle nuove generazioni – connesse a Internet e attente maggiormente ai social? È presto detto, come chiosa Davide Pollina – performer attento alle sfumature più forti, alle tinte di tramonti e fenomeni di luce accecanti e pregni di sensualissima materialità: “Non è facile rispondere a questa domanda, anzi credo che sia un’interrogativa difficilissima; viviamo in un mondo che ha assunto ritmi molto sostenuti, veloci. Le mode, gli stili e le tendenze sono fonte – anche – di un grande business, che ormai ha assunto proporzioni globali quasi incontrollabili. L’assoluta mercificazione della stessa arte – afferma convinto il Nostro – ha molto penalizzato gli artisti, pure in termini di creatività e di contenuti. Ci sono molti che producono solo ciò che il mercato desidera; quello che impongono anche galleristi e investitori. Tutto questo avviene sacrificando la propria ricerca personale e stilistica. Confesso di essere pessimista, al riguardo. Sinceramente non so dove ci porterà questo nuovo sistema, appunto dell’arte”. E con queste parole – rivolte alla serialità dei manufatti, il giovane e valido interprete di questa mostra chiarisce il proprio pensiero. Dimostrando di possedere idee chiare e valori appresi e ben lampanti nella sua vita. La sua personale è stata visitata da molti estimatori, con soddisfazione del pittore e degli organizzatori – nella fattispecie i membri di “Dana”.

09062017 AnnaMariaNoia

Riceviamo e pubblichiamo volentieri un articolo della 
Dott.ssa  Anna Maria Noia.