Sabato 16 novembre ricorre la giornata nazionale della colletta alimentare, giunta alla sua 28esima edizione. Si tratta di un’iniziativa su larga scala, di livello – appunto – nazionale. Che interessa la cosiddetta “grande distribuzione”. Per il 2024, sono ben 11mila i supermercati che aderiscono a tale manifestazione. Promossa dal Banco Alimentare nazionale, nelle diverse sue ramificazioni statali e locali. L’intento – fin dal primo anno di “esistenza” della colletta – è il contribuire ad aiutare le persone in difficoltà. I “vecchi” e/o “nuovi” poveri. Anche il tanto decantato “ceto medio”, la “borghesia”, che oggigiorno vive un momento di grande incertezza.
La società, consumistica ed edonista; frenetica, competitiva e capitalistica, attualmente vive conflittuali lacerazioni – al suo interno. I poveri “assoluti” e/o “relativi” stanno purtroppo aumentando; ciò vale anche per famiglie con un solo lavoro. Persone invisibili, clochard ma anche nuclei familiari che non ce la fanno ad arrivare al “mitico” 27 del mese – data di erogazione dello stipendio mensile. I dati parlano chiaro, purtroppo: oltre 5,7 milioni di persone – quasi il 10% della popolazione italiana, compresi i migranti e le categorie più fragili (anche dal punto di vista sanitario, con moltissimi costretti a rinunciare alle sacrosante cure della salute) – vivono in condizioni realmente allarmanti. Sebbene la povertà “relativa” sia stabile, comunque 2,8 milioni di famiglie sono costrette a “campare” in condizioni di estrema precarietà. Sotto il livello dell’indice o della soglia, appunto, di povertà. Gli immigrati soffrono di più; non foss’altro che per i disagi causati dal non parlare la nostra lingua e/o per l’emarginazione alla quale vengono relegati. Affittando loro non appartamenti, non strutture degne di questo nome – ma, spesso, garage e interrati. Dove dormire, anzi bivaccare, stretti come sardine in spazi angusti. Anche nella nostra realtà sanseverinese questo problema è acuito e sentito: la Caritas interparrocchiale – tra le chiese di S. Antonio e di S. Giovanni in Parco – si sta occupando di tali nuclei bisognosi e meno abbienti. Con tanto calore e con attenzione, non soltanto offrendo il “classico”, “solito” pacco ricco di alimenti.Ma anche e soprattutto partecipando le attenzioni di tutti i volontari, nell’ascolto dell’essere umano – unico nella sua singolarità. Chi scrive ha vissuto la proficua esperienza dell’assistere famiglie in difficoltà – sia italiane che costituite da uno o più migranti – e, dunque, conosce bene le dinamiche dietro la prodigalità dei tanti volontari che assicurano almeno un pasto in tavola ogni distribuzione. Anche se, prima della pandemia da Covid, certo le occasioni di ritrovo – per chi ritirava il pacco alimentare – erano maggiormente numerose. Bravissimi i tanti volontari, quindi, sia giovani (studenti liceali o universitari, 20enni o 30enni) che adulti. Ad aiutare da molti anni, alcuni (si può dire) da quando è stata istituita ufficialmente la Caritas sanseverinese. Ma non solo. Complimenti anche ai frati francescani del convento/parrocchia di S. Antonio – a garantire la dovuta attenzione verso chi soffre e chi tende la mano. Spesso vergognandosi, nell’immensa dignità di colui che “veste” i panni (laceri) di Cristo sofferente.Inoltre, notevole è altresì l’impegno di tantissimi S. Francesco dei nostri tempi, e delle aree urbane in cui siamo ubicati, come i gruppi “civici” (e spontanei) de “Lo avete fatto a me” o di “Sos arcangeli”. Comitati di persone che si recano tra i clochard di Salerno e dintorni, a rendere la vita di strada più sopportabile e meno insostenibile. Particolarmente in questi primi giorni di freddo polare, siberiano quasi. Offrendo, spesso, panni e cibi caldi. Ma dando, sempre, calore ed empatia umani. In una società “liquida” e spersonalizzante. Nella quale si corre e si compete, nel nome del dio denaro e del potere. Insomma, di Mammona: la dea della Memoria e del Ricordo – della notorietà, Mnemosine. Tornando alla giornata della colletta alimentare, tantissimi brand della già citata grande distribuzione – presenti sul territorio sanseverinese – hanno garantito la propria disponibilità a partecipare all’iniziativa. Mettendo a disposizione le proprie filiali, pubblicizzando l’evento e permettendo ai volontari (in grande numero, con sempre crescente entusiasmo – sia giovanissimi che meno giovani) di raccogliere beni di prima necessità a lunga scadenza o, comunque, non deperibili. Anche consultando, semplicemente, un volantino che illustri cosa poter regalare – scalando qualcosa dalla spesa di sabato 16 novembre – si capisce che anche un piccolissimo prodotto “può fare la differenza”. Sempre se donato, offerto, elargito con amore e comprendendone l’utilità. Col sorriso candido dei ragazzi, entusiasti nella loro (vera e propria) “missione” di fare del bene. Laddove noi adulti, distratti ed egoisti, non vediamo un’opportunità da non perdere. Spesso chi si reca a far shopping, nelle date della raccolta alimentare, dà di cuore. Ma alcuni altri, invece (la minoranza) si dichiarano diffidenti e – a volte (pochissime) – “inveiscono” un po’ contro i volontari. Magari pensando che “perdano solo tempo”. Invece, il messaggio è importante e chiaro: occorre “condividere i bisogni per condividere il senso della vita”. È lo slogan di questi ultimi anni. Un motto che piace anche a sua santità papa Francesco. Sempre sollecito ad azioni di “carità”, di aiuto reciproco. Perché non manchi l’umanità, l’unica cosa che dovrebbe sempre accomunarci e accompagnarci. Per la cronaca, ecco alcuni dati che snoccioliamo – riguardo le scorse giornate della raccolta alimentare. Ribadiamo, a livello statale. Anche se la Caritas di Mercato San Severino organizza altre iniziative consimili da sé – in altre occasioni, mai però chiedendo denaro: sempre e solo contribuendo alla spesa! È doveroso e opportuno chiarirlo. I prodotti da donare, in libertà, scegliendo con comodità, sono pelati; scatolame; olio; tonno; alimenti per l’infanzia (omogeneizzati o merende). I dati da evidenziare, come “promesso” più sopra: 11.600 i supermarket partner della colletta; nel 2023 sono stati raccolti alimenti per oltre 7mila tonnellate. 140mila i volontari, 4.700.000 avventori o utenti che hanno rivolto l’attenzione ai più disagiati. Tra i gruppi industriali coinvolti – non solo a San Severino o nelle altre zone limitrofe, ma in tutta Italia – annoveriamo il Conad, l’Eurospin e svariati centri commerciali e/o attività. E tanti altri marchi. In periferia (frazioni – per quanto riguarda San Severino) o al capoluogo. La Caritas è presente, nell’hinterland sanseverinese, da venticinque anni. Assiste, attualmente, circa trecento nuclei familiari in difficoltà. È ben organizzata, vi è stato un buon ricambio “generazionale” – soprattutto in questi ultimi anni. Il Banco Alimentare, con sede – in Campania – a Fisciano, sorge ufficialmente (quale fondazione) nel 1989. Tutto parte da un’idea di quattro “amici”: Diego, Giorgio, Marco e Mario. Che intendono ripetere – nel contesto italiano – l’esperienza del “Banco dos alimentos” di Barcellona. E – poi – la svolta avviene con don Luigi Giussani, il fondatore del movimento cattolico “Comunione e liberazione”. Che crede in tale idea, in solido con il cavalier Danilo Fossati – presidente dell’azienda “Star”. In tutto questo tempo, il Banco si è ingrandito – con ventuno organizzazioni in tutta Italia, più la Fondazione – a coordinare le linee strategiche dell’associazione e a rappresentare il nostro Paese. Nella fattispecie campana, il Banco dovrebbe sorgere in un’area nuova: nella piattaforma logistica di via Sibelluccia – nel Sanseverinese. Vi sono, comunque, ancora lavori in corso – ma a breve tutto sarà pronto, in modo da assicurare sempre maggiore impegno – nel combattere la fragilità e la miseria. Almeno “condividendo”!
Riceviamo e pubblichiamo volentieri un articolo della
Dott.ssa Anna Maria Noia.