Applausi scroscianti, al centro sociale di Mercato San Severino: in data 27 ottobre, domenica scorsa, vi è stato grande successo per la rappresentazione di un originale copione, ideato dalla scrittrice, poetessa, artista Tiziana Coppola. Il titolo della commedia in due atti è (stato): “L’amore non vede differenze”. Regia a cura di Alfonso Ferraioli. Si è trattato di uno spettacolo che ha visto tornare sul palco, entusiasticamente come sempre, l’ensemble amatoriale “La magnifica gente do Sud”. Una compagnia molto preparata, sorta negli anni ’90. Di cui il succitato Ferraioli è stato a lungo direttore artistico.
Il gruppo, nel tempo, si è reso promotore di innumerevoli iniziative – nel solco dell’impegno civico, ad esempio battendosi per la legalità e contro le mafie. Poi, ecco volgere l’attenzione – sempre da parte della “Magnifica gente” – nei confronti del delicato argomento della donazione degli organi. La compagnia non ha mai smesso di esistere, anche se – negli ultimi anni – ha “diradato” (se così possiamo affermare) la presenza in scena – proprio per dedicarsi al sociale, a tempo pieno. Però lo spirito della drammatizzazione ha “richiamato” sul palcoscenico alcuni degli attori (in erba, ma tutti validissimi) di qualche anno fa, insieme a personaggi ed interpreti che hanno recitato – nella data succitata – per la primissima volta. Tra costoro, ricordiamo Ida Bottiglieri e l’autrice del testo: Tiziana Coppola, che – in solido con la figlia Maria Dolores Iacuzio – è stata coinvolta a esprimersi appunto sulle scene dal vulcanico Ferraioli. Testimone egli stesso per la “Fintred”: l’associazione che riunisce dializzati, nefropatici e donatori di rene. Il caso ha voluto che domenica, 27 ottobre, “ricorresse” il tredicesimo anniversario del trapianto di rene occorso proprio a Ferraioli. Il secondo, in quanto la prima volta egli ebbe problemi di rigetto. Per tali motivazioni, Ferraioli ha speso e spende – assieme ad altri “amici” e sodali – tutto il suo tempo a favore della cultura della donazione organi. E proprio “Il dono” è il titolo di una sua intensa pubblicazione – nella quale riflette valori e obiettivi, speranze e sogni di chi “nasce di nuovo”. Di chi può vivere una seconda e nuova esistenza, grazie al “regalo” (midollo, organi, sangue) di un qualche “angelo” donatore. “Il dono” è diventato – negli anni – anche un contest letterario, dedicato a scuole e artisti che vogliano inviare elaborati sull’argomento. Così specifico.Nel proprio “cammino”, nel percorso della responsabilità, Ferraioli ha incontrato tanti, ulteriori amici. Che hanno condiviso la bellezza del dare gli organi – ovviamente dopo la morte. Il messaggio di Alfonso è stato “recepito” e “comunicato”, moltiplicato, divulgato – mediante manifestazioni di ogni sorta (per “metterci la faccia”) – da persone “speciali”. Sia dietro le quinte, con Pasquale Margherita; Luigi Giordano; Tony D’Auria; Alfonso Brunone e altri, sia dinanzi a un sempre più vasto e folto pubblico: ricordiamo la professionista in campo pedagogico Marianna De Pascale (apprezzata moderatrice degli incontri con i referenti del reparto trapianti, nonché abile presentatrice della serata del 27 ottobre); Vincenzo Silvestri – trapiantato un annetto fa; Tiziana Coppola e la figlia Maria Dolores Iacuzio e altri “compagni di strada”. Come medici e specialisti di una tematica così fondamentale e delicata, ad esempio il direttore del centro trapianti all’ospedale di Salerno: il dottor Paride De Rosa. E non solo. Nel corso della riflessione, attuata subito dopo l’avvincente pièce teatrale, sono stati ricordati e/o invitati a salire sul palco amici come Maria Rosaria Formisano, coinvolta in prima persona nell’ambito di questo tema, nonché Matteo De Martino – anestesista e rianimatore dell’azienda ospedaliera locale.Alla serata di sensibilizzazione hanno partecipato anche alcuni amministratori comunali: tra i tanti, ricordiamo il sindaco Antonio Somma, in primis; gli assessori Carlo Guadagno e Assunta Alfano; il consigliere Luigi Ingenito. Poi era presente don Raffaele De Cristofaro – cappellano ospedaliero a San Severino. Che dire dello show? Che si è trattato di una due atti semplice come idea, ma accattivante: l’uditorio si è divertito – grazie ai colpi di scena posti in essere dagli interpreti – ma, contestualmente, ha potuto riflettere sullo scottante tema. Su cui c’è ancora tanta ignoranza diffusa. Prima di tutto, nessuno uccide qualcuno – allo scopo di estrarre organi, i quali potrebbero (“solo”, ovviamente, in caso di morte conclamata) regalare una seconda vita a chi è nel bisogno. Ai malati incurabili, per cui il trapianto potrebbe davvero essere l’ultima speranza. Il fil rouge di una nuova continuità. Statisticamente, hanno considerato – al termine dello spettacolo – Ferraioli e compagni, vi sono più ricevitori (di organi) che donatori. Il protocollo informatico registra 8mila pazienti, persone, bisognosi di nuovi organi. Pertanto bisogna essere più capillari, nel portare avanti il discorso. Per poter essere orgogliosi di dire: “Ho salvato una vita!”. Il dono del midollo osseo, ricordiamo (è stato espresso anche nel corso della rappresentazione), può avvenire anche da persona “viva” a paziente. Naturalmente, esso dev’essere compatibile. Nessuna paura, quindi, di donare la vita. “La donazione non è presagio di morte, di sfortuna” – ha chiarito Ferraioli. Prima o poi ciascuno di noi morirà. È sicuro. Anzi, i propri organi non si decomporranno nella bara, ma caratterizzeranno un ciclo di vita. La donazione, per di più, non ha costo – ma neanche ha prezzo! Tornando allo show, molto godibile e esilarante – con i “vecchi” attori sempre insuperabili, ma con i “nuovi”; i neofiti addirittura fenomenali – esso ha coniugato divertimento e ilarità, ironia con non un solo “item”: la donazione; bensì con due fenomeni. Il secondo ha riguardato il “diverso”; il “migrante” – lo straniero, insomma: l’altro da sé. Nessun vuoto scenico, ma tanta competenza e professionalità da parte di tutti gli interpreti, hanno reso quell’oretta di svago maggiormente gradita e condivisa. Anche toccando le corde del razzismo, che una volta era anche detto “apartheid”. La trama, nella sua essenzialità (anche la scenografia era minimale, comunque ben curata), parlava di una ragazza che vuole sposare un ingegnere musulmano (Karim). Da cui aspetta un figlio. A questo matrimonio si oppone fermamente il padre, non razzista – secondo lo stesso attore – bensì “diversamente tollerante”. Per sua stessa ammissione. Da qui, scaturiscono momenti allegri e situazioni comiche. Che hanno incorniciato il messaggio/i messaggi forte/forti. Alla fine, l’amore trionferà. Perché il padre della protagonista si accorgerà – in seguito a un malore – di essere affetto da leucemia mieloide. E sarà proprio “l’odiato genero” di un’altra patria, a salvarlo in extremis: donandogli il midollo osseo – essendo l’unico soggetto con compatibilità. Lui e la sua famiglia, dunque, vivranno felici e contenti. “La magnifica gente” è stata davvero “catalizzatrice”, per ciò che concerne la promozione di tematiche similari. Sono stati espressi complimenti all’ideatrice del plot. La cui storia è legata a doppio filo con il progetto trapianto. Tiziana Coppola ha partecipato al certame poetico e narrativo, con alcuni elaborati. Nel contempo, aveva buttato giù la trama dello spettacolo. La ha fatta vedere ad Alfonso Ferraioli, il quale se ne è innamorato e così la ha portata in scena. Detto fatto. Lo show sarà rappresentato anche il 28 dicembre, nel Montorese, e nell’estate 2025 a S. Valentino Torio. Al termine, “bagno di foto” con Tony D’Auria e Luigi Giordano, e iscrizione alla lista dei donatori – per coloro che non avessero ancora dato il proprio assenso all’espianto di midollo, sangue, cornee, cuore, rene, fegato eccetera – mediante carta di identità elettronica. Ricordiamo, per la cronaca – come attori: Ciro (Salvatore Paolella), il padre “razzista”; Anna – ovvero Tiziana Coppola, madre della ragazza innamorata; Rosetta, interpretata da Maria Dolores Iacuzio; Karim… lo “straniero” (il donatore), performato da Maurizio Biondi; Concetta – alias Ida Bottiglieri, per un cameo (la vicina di casa). Nei panni del dottore, ecco Alfonso Ferraioli – anch’egli in una brevissima apparizione. Gennaro, invece, era rappresentato da Vito Cosimato. Era il nonno di Rosetta, una parte che ha saputo “coprire” benissimo, con grande arguzia. Complimenti a tutti.
Riceviamo e pubblichiamo volentieri un articolo della
Dott.ssa Anna Maria Noia.