Al Comune di Baronissi si è tenuto – in data 19 ottobre – il convegno su “I giovani e lo sport. La giusta prevenzione cardiovascolare nello sportivo”. Oltre, naturalmente, a godere del patrocinio del Comune di Baronissi, l’iniziativa è stata sostenuta dalle associazioni “Grazie di cuore” – sede legale: Mercato San Severino – e “Giec” (il Gruppo intervento emergenze cardiologiche). Sono intervenuti: il sindaco di Baronissi Anna Petta; i dottori Maurizio Santomauro (presidente “Giec” e dirigente cardiologo della Clinica Mediterranea a Napoli), Vincenzo Iannotta (dirigente cardiologo della Medicina per lo sport Asl di Salerno), Carmine Landi – cardiologo e presidente di “Grazie di cuore”.
Infine ha partecipato l’ex calciatore professionista (anni ’70) Federico Marchi. A moderare: Giovanni Nigro, professionista in campo economico-finanziario nonché responsabile degli eventi culturali dell’associazione sanseverinese sopra citata. Dopo i saluti istituzionali del sindaco Petta, si è entrati direttamente nel vivo dell’argomento. Anche avvalendosi di apposite slide e di immagini illustrative – proiettate nel corso della convention. Dapprima – però – spendiamo alcune parole su “Grazie di cuore”, sodalizio che nasce nel 2009 – a Mercato San Severino. Opera del professionista Landi e di altre persone “di buona volontà” – disposte a promuovere eventi e manifestazioni inerenti al settore medico, primariamente cardiologico. Nel corso del tempo, l’associazione ha mostrato di essere davvero attivissima sul territorio. A “Grazie di cuore” si devono momenti di screening; occasioni di riflessione e interventi concreti – aventi a oggetto la salute e il comparto sanitario, locale e non. Per migliorare l’offerta curativa nei confronti delle persone. In tutti questi anni, Landi e il “suo” sodalizio hanno combattuto decisive battaglie civiche: per installare i defibrillatori, presso strutture pubbliche e/o luoghi di aggregazione (scuole, uffici comunali, cinema, circoli sportivi o ricreativi e altri posti di ritrovo) di San Severino; Baronissi; altri comuni della Valle Irno. Per poi continuare a sensibilizzare le cittadinanze irnine sui corretti stili di vita, sui giusti regimi alimentari e sulla necessità di effettuare la prevenzione. Attraverso comportamenti “salutistici” sani. E non poteva mancare, quindi, la pratica di discipline sportive – contestualmente alla prevenzione “primaria”. Cosa che il dottor Landi, in persona, dimostra di effettuare: mediante la passione per il ciclismo e per la corsa. Sorgono così le numerose “passeggiate della salute”. Ancora, “Grazie di cuore” si è attivata in merito all’ottenere la sede del 118 a Mercato San Severino. I suoi componenti, infine, si stanno battendo per realizzare la cosiddetta “Rete dell’infarto” – potenziando anche le infrastrutture autostradali, di modo che si possa intervenire al meglio – in caso di infarto o di arresto cardiaco. “Perché non possiamo gestire male le emergenze – dichiara Carmine Landi – e rischiare che, per un mero blocco stradale, ne vada di mezzo la vita di un paziente”. “Non è possibile morire in maniera “banale”, oggi che la tecnologia medica avanza e possiamo utilizzare molti più metodi diagnostici e/o ritrovati curativi – pure poco invasivi – allo scopo di prolungare la vita. Dandole anche la “giusta” qualità”. Ed è stato proprio volto alla prevenzione il meeting del 19 ottobre, che ha visto alternarsi gli interventi – come detto, inframmezzati da immagini esplicative – di luminari e specialisti, esperti in campo cardiologico. Nonché nell’ambito della medicina per lo sport. Relazioni decisive, incisive e chiare, quelle attuate dai medici in sala. Inerenti temi attuali e in via di risoluzione – da parte della moderna scienza medica – come la morte improvvisa degli sportivi; l’efficacia delle certificazioni per attività sportiva agonistica o non agonistica e vari altri punti – “toccati”, affrontati nel corso dell’incontro. Non cattedratico o noioso, anzi: molto interessante e semplice come interazione col pubblico. In particolare, il dottor Santomauro ha parlato di come accorgersi di eventuali anomalie genetiche negli sportivi – attraverso analisi maggiormente approfondite, rispetto ad analisi più “superficiali”, se così possiamo affermare. “Non basta il solo elettrocardiogramma – ha spiegato il luminare – ma occorrono ulteriori esami diagnostici, soprattutto in caso di familiarità con malattie cardiache. Un primo elettrocardiogramma – esprime Santomauro – andrebbe praticato almeno quindici giorni dopo la nascita del bambino. Questo perché i battiti, alla nascita, sono altissimi – ma è fisiologico, nel neonato. Però, proprio il battito cardiaco ad alta frequenza (nel bebè) inficerebbe l’elettrocardiogramma – rendendolo falsato; non correttamente leggibile. Poi con la crescita, fino e dopo i 6 anni di età. In molti specialisti – racconta il Nostro – aspettano i 6 anni per poter effettuare le visite mediche. Ma è meglio non attendere”. Inoltre, è d’uopo usare anche l’ecocardiogramma – strumento più preciso. Così avverte Santomauro. Che ha fatto una grande carrellata di esempi di cure cardiache. Affermando che “anche se non ci sono operatori “preparati”, formati a usare i dispositivi Dae (i defibrillatori, che sfruttano il principio della “pompa sodio-potassio” – nel nostro organismo), pur leggendo solo le istruzioni è possibile salvare subito una vita. Certo, la formazione è necessaria e fondamentale, ma – in caso di bisogno – ciascun cittadino può e deve usare i Dae”. Si tratta del cosiddetto “stato di necessità”, sancito dalla legge numero 116 e dall’articolo 54, Codice Penale. Affrontata anche la normativa, la legislazione più recente e… “specializzata”, nel campo delle malattie del cuore. Con tempi di intervento “rapido” molto più stringenti: di pochi minuti. Sia in caso di infarto che, soprattutto, di arresto cardiaco. Una piccola “chicca”: il dottor Santomauro ha affermato che il massaggio cardiaco fu “inventato” (quasi, per disperazione) dal santo medico (napoletano) Giuseppe Moscati. In un contesto molto grave. Ciò è stato mostrato in un video ad hoc. Novità, un micro-defibrillatore nuovo di zecca, dall’Inghilterra. Mostrato agli astanti. Un pocket, una scatoletta – usa e getta – sia per adulti che per i bambini. Tale prototipo, nelle mani del dottore, sarà tra poco pure in Italia. Le istruzioni e le modalità d’utilizzo, per adesso, sono soltanto in Inglese e in Francese. Occorre solo “tararlo” sulla lingua italiana. E molto sarà fatto. Nel corso del proprio contributo, Santomauro ha ricordato la morte – improvvisa – del calciatore Piermario Morosini, che dodici anni fa (2012) – in un campo di calcio toscano, mentre si stava tenendo il match Pescara-Livorno (serie B) – si accasciò per un malore. Stando a quanto, poi, si è appreso, vi erano in quello stadio ben tre defibrillatori. Ma – a quanto pare – nessuno era in grado di saperli adoperare, in maniera professionale. Altrimenti, probabilmente, quella vita poteva essere salvata. O forse no, ma comunque ci sarebbe stato un moto di “impegno” verso il povero Morosini. Dopo Santomauro, ecco l’interessante relazione di Iannotta. A ripercorrere la legge del 1982, sulla differenza tra certificazioni agonistiche e non agonistiche. Il focus di Iannotta è andato “a segno”, appunto, sulla differenza tra questi due documenti. In sostanza, volendo sintetizzare la sua prolusione, egli afferma di voler e poter “seguire le indicazioni di legge” – sia recenti che del passato. Applicando, cioè, la normativa – vigente o deliberata tempo fa – sebbene essa possa anche essere obsolescente. È come dire di applicare le norme sempre e comunque, “vecchie” o nuove che siano. Per non lasciare tutto “sulla carta”, senza interventi pratici e risolutivi. Curioso è apparso agli occhi e agli orecchi di scrive il fatto che anche giovani sportivi, che si esibiscono in gare internazionali, secondo la legge non sono classificati tra i possessori di certificazioni agonistiche. È ciò che è, tra altro, emerso sullo screen e tra le slide – che scorrevano durante il discorso di Iannotta. Altro punto da stigmatizzare, secondo il relatore, è la necessità di eseguire – sui giovani (o meno giovani) atleti – analisi ed esami approfonditi. Altrimenti, effettuando controlli “superficiali”, non si rilevano eventuali anomalie. Di origine genetica. Si è parlato di inidoneità a praticare sport, oppure di idoneità assoluta e di idoneità relativa. Quest’ultimo item offre la possibilità di fare altri percorsi sportivi – in luogo di attività che possono “precludersi”, a un ragazzino di pochi anni. Spesso, è il succo del discorso di Iannotta e anche (subito dopo) di Marchi, sono i genitori a “imporre” una determinata disciplina sportiva ai rampolli. Non dev’essere così. Prima occorre un sano “movimento” degli arti. Solo in seguito, lo stesso giovane deciderà che attività intraprendere – a livello di sport. Infine, Marchi ha parlato di sport e valori. Raccontando – in maniera accattivante, in quanto molto “semplice” (ma non semplicistica) – cosa ha rappresentato per lui il gioco del calcio. Che ha fatto parte della sua carriera professionistica, negli anni ’70. Non solo una passione, dunque – per lui – ma un lavoro a tutti gli effetti. Realizzando il sogno di tantissimi ragazzini… aspiranti campioni. Lo sport come professione e/o come hobby deve – è il senso dell’incontro – garantire sicurezza a chi fa parte di tale “pianeta”. Senza scuse, né disservizi. È quanto si augurano Carmine Landi e gli altri medici presenti alla convention.
Riceviamo e pubblichiamo volentieri un articolo della
Dott.ssa Anna Maria Noia.