Di seguito riportiamo una largizione di Guglielmo I di San Severino, dopo il suo rientro nei feudi paterni. Il Sanseverino, insieme a suo cognato il conte di Avellino Ruggero de Aquila, fu accusato di aver congiurato ai danni del re di Sicilia, Guglielmo I detto il Malo; inoltre, il conte di Avellino era anche colpevole di aver sposato Marotta Sanseverino, sorella maggiore di Guglielmo, senza aver prima ottenuto l'assenso regio.
I due congiurati, allora, dovettero riparare in Germania, per poi, alla morte del sovrano e col perdono della regina Margherita di Navarra - tutrice del figlioletto Guglielmo II -, fare ritorno nel Regno. Nell'anno 1167 i due erano presso la corte regale di Palermo, dove Ruggero ricopriva l'incarico di istitutore del piccolo sovrano Guglielmo II il Buono. Nel corso del loro soggiorno in questa città, sia Guglielmo che Ruggero diedero anche prova della loro rinnovata fedeltà alla Corona normanna, rimanendo al fianco dell'arcivescovo Stefano Perches, nominato dalla regina cancelliere del Regno (novembre 1166), nella tremenda rivolta popolare fomentata dai baroni contrariati dalle nuove politiche messe in campo dal francese.
LA CONCESSIONE (NOVEMBRE 1169)
1169 novembre (Arca XXXIII, 44). Pietro detto de la Sala compare innanzi al signore Guglielmo (I) Sanseverino, figlio del fu Enrico, e al giudice Gervasio, per chiedere che gli sia consentito di detenere quanto aveva fatto realizzare sulla platea (oggi Piazza di Pandola, frazione del comune di Montoro, prov. di Avellino), detta strata di Minianum, e - poiché le travi dell'edificio sono a sporto - gli sia consentito di edificare al di sopra un vestibulum, senza contrasto di alcuno né danni per terzi.
Nella foto: Elargizione, redatta dal giudice Gervasio, di Guglielmo I di San Severino a Pietro detto de la Sala.
La foto è in M.CERRATO, Il castello normanno di San Severino (1076 - 1596).
Riceviamo e pubblichiamo volentieri un intervento del
Dott. Michele Cerrato.
Appunti di Storia Sanseverinese, 2024.