Fervono i preparativi, nella frazione sanseverinese di Acigliano, per il consueto appuntamento con il “Ciuccio di fuoco”. Come chi scrive ha più volte affermato, in questi anni – dalle colonne di numerosi quotidiani o riviste – si tratta di un retaggio ancestrale ed apotropaico (di allontanamento degli spiriti malvagi). Legato a doppio filo alla cosiddetta “indizione bizantina”, ovvero al rinnovo dei contratti agrari nel mondo contadino di una volta, nonché agli screzi tra le frazioni di Acigliano e di Pandola.
I cui abitanti si scambiavano salaci scherzi: pare che gli abitanti di Pandola avessero, una volta, gettato una carcassa di asino presso i confini di Acigliano. Mentre, dal canto loro, gli Aciglianesi avrebbero avvolto lo sterco nelle foglie di verza – presentandolo ai rivali. Ma il ciuccio è anche patrimonio culturale (anche immateriale), derivante dalle dominazioni francesi e spagnole. La tradizione, legata – infine – anche alla canicola (poiché, come sappiamo, l’evento avviene nella notte tra il 15 e il 16 agosto; giorno della “canicola”) non è tipica solo di Acigliano. Ma si verifica, almeno si verificava in passato, anche in città italiane come Amantea (in Calabria) e a Ripatransone, nelle Marche. Qui, però, si parla (o parlava) di “cavallo di fuoco”. Mentre ad Amantea è lo “sciocco del villaggio” a dare il là al retaggio, a San Severino è il sindaco (il primo cittadino) ad accendere il simulacro del ciuchino, con uno o più personaggi in groppa. Appartenenti al mondo e alla società che ci circondano – mutuando i personaggi stessi (realizzati in cartapesta) dalla politica – italiana e internazionale – e/o da avvenimenti importanti. Sia italiani che nazionali ed internazionali. Negli anni scorsi, ad esempio, sul ciuccio vi erano Putin e la Meloni. Ad Amantea, ed è una differenza fondamentale, il “protagonista” si veste (o lo faceva negli anni scorsi) con la pelle di asino e raglia, andando in giro per il paese. Nella località di San Severino, il simulacro viene – invece – bardato con razzi e biancali “a freddo” (per sicurezza) e fatto “esplodere” tra la gente. L’asinello passa avanti e indietro – tra il “votta votta” generale (con applausi) per la strada principale della frazione. Abbiamo detto che i festeggiamenti aciglianesi sono frutto della rivalità tra le località viciniori o delle passate dominazioni. Ma non solo: il ciuccio di fuoco deriva anche dall’accesa venerazione per la Vergine Maria: l’Assunta. Ricorrenza, il 15 agosto. Il 16 cade, invece, il dies natalis (la morte o nascita “al Cielo”) di S. Rocco. Dal germanico: “Hrok”, “uccello sacro” – forse “corvo”. Nobile di Montpellier (Francia) – pellegrino per Santiago de Compostela (tali pellegrini eran detti “jacopei”, mentre i “romei” si recavano a Roma e i “palmieri” a Gerusalemme). L’antico Stato di Sanseverino [sic!] era permeato da tale culto: ancora oggi, il santo morto di peste e raffigurato con il cane che gli porge il pane (dalla tavola di un certo Gottardo, ovvero il padrone di quest’animale) è festeggiato a Penta, Castel San Giorgio e Siano. Dove si prepara la genuina braciola di capra, sorseggiando vino rosso con “percoca”. A Mercato San Severino, continuando a parlare di cibo “tradizionale”, il 15 agosto è di scena – sulle tavole cittadine – la milza. Quella imbottita, con menta e peperoncino piccante. Ed innaffiata da aceto “a volontà”. Inoltre, si degustano pannocchie bollite (“sponse”); capicollo; caciocavallo; anguria rosseggiante. Il giorno prima, alla vigilia dell’Assunta, i Sanseverinesi doc apprezzano la “palatella”. Un panino “speciale”, con forme allusive rimembranti i due sessi. Per qualche studioso, invece, la forma della palatella ricorda i neonati che, una volta, venivano stretti in fasce molto pesanti. Convinzione comune era che i piccoli, in tal modo, non sviluppassero malattie agli arti inferiori. Questa la credenza popolare di un tempo. All’interno della palatella, ecco la “mpupatella”: un mix tra melenzane sottolio, acciughe e altro. Tornando al nostro discorso e alla devozione per Maria Assunta, occorre attuare una similitudine tra il culto per S. Anna a Pandola e quello per la Madonna Assunta – proprio ad Acigliano. È solo una curiosità, probabilmente; appare un qualcosa di “divisivo” (se così ci è consentito affermare), ma sembra che le due frazioni “concorrano” tra loro anche per questo. Lo diciamo con bonarietà, naturalmente. Come Pandola è particolarmente legata a S. Anna, così l’altra località venera la figlia: la Madonna! Tanto è l’ardore verso l’Assunta che il ciuccio rientra tra le tante altre celebrazioni, in onore della Madre di Gesù. Tant’è vero che – ad organizzare tutti gli happening, religiosi e civili, anche per il ciuccio di fuoco – è attiva l’associazione giovanile “Beata Vergine Maria Assunta in Cielo”. Un sodalizio attivo da qualche anno. A “sostituire” – diciamo così – idealmente l’altra realtà associativa presente in Acigliano: l’associazione “S. Magno”. Nella frazione popolata dall’ancestrale gens latina Acilia, connotata dal tiglio secolare (“a teglia”) posto in un pozzo; gemellata con la cittadina di Farebersville, ecco - dunque - alcuni appuntamenti previsti per onorare Maria. E, ovviamente, per tramandare la tradizione del ciuccio di fuoco. A mo’ di ordalia o “prova del fuoco”. Un’istituzione (anche) medievale, per provare l’innocenza di qualcuno: il reo doveva attraversare un cerchio appunto arroventato, con fiamme. Se fosse stato innocente, sarebbe rimasto indenne; all’opposto, se si fosse bruciato, avrebbe mostrato la propria colpevolezza. Pure questo era un retaggio antico. Ma veniamo a noi: i solenni festeggiamenti per la Madonna del 15 agosto sono “partiti” lo scorso 6 agosto, per concludersi il 20. Ricordiamo, tra le numerose altre iniziative, le funzioni liturgiche di Ferragosto; dalle “Feriae augustae”: le “Festività dell’imperatore romano Augusto” – esempio di enantiosemia, cioè di vocaboli che assumono il significato opposto a quello “primitivo”, originario. In “cartellone”, ecco le Messe delle 8; 9.30; 11. Al termine delle celebrazioni, si effettueranno le benedizioni e vi sarà l’esposizione delle reliquie del velo di Maria. Alle 19.30, la classica e imperdibile processione con la statua dell’Assunta e con l’altro protettore e patrono di Acigliano: il misconosciuto S. Magno. Di cui esiste anche un eremo, proprio sulla collina che guarda alla frazioncina. Non si sa molto di tale santo, però si è sempre affermato che fosse patrono degli animali domestici – come per S. Antonio abate (quello del 17 gennaio). La devozione a S. Magno – che ha anche dato nome a S. Mango Piemonte (sempre nel Salernitano) – è altrettanto autentica e antica di quella verso la Madonna Assunta. Tutto si perde nella notte dei tempi, come accade per il Ciuccio. S. Magno ricorre il 19 agosto. L’associazione “Beata Vergine Maria Assunta in Cielo” – guidata, da alcuni anni, da don Giuseppe Laterza – ha inserito anche la S. Messa in suo onore, proprio lunedì 19. Ore 19. Alla fine della funzione, ci sarà l’ostensione della reliquia del santo. Anche il programma civile è ricco e variegato, come sempre. Il 14 agosto, serata danzante con “R.D.I summer tour 2024. La tribù che balla”. Alle 8 del 15 agosto, sarà la volta della banda “Città di Castel San Giorgio”. Dalle 23, si entra già nel vivo della tradizione del Ciuco – con la sfilata di apertura dell’asinello. A mezzanotte in punto, ecco lo “scoppio” dell’asino. A seguire, lo spettacolo pirotecnico consueto. Alle 21 del 19 agosto, ci sarà la kermesse “gastronomica” della “Pizza in rosso”. Il Ciuccio di fuoco vedrà – inoltre – le iniziative collaterali approntate da qualche edizione, che vanno sotto la denominazione de “Il ciuccio tra la gente”. Tra storia, folclore e passione. Negli scorsi anni, la benemerita realtà associativa ha anche posto in essere cortei in costume (abbigliamento ispirato ai nostri avi contadini – nel corso delle dominazioni franco-iberiche) e il defilé di un asinello in carne ed ossa – lungo la via che conduce ad Acigliano. Invitiamo tutti coloro che lo desiderano a partecipare
Riceviamo e pubblichiamo volentieri un articolo della
Dott.ssa Anna Maria Noia.