Come ogni anno, anche per il 2019 – a Mercato S. Severino (parrocchia di S. Maria delle Grazie in S. Giovanni in Palco o in Parco) fervono alacremente i preparativi inerenti alla festa di S. Vincenzo Ferreri. Un santo e taumaturgo (cioè operatore di miracoli, grazie, guarigioni – a volte inspiegabili) la cui ricorrenza è in effetti celebrata il 5 aprile. Ma la vera occasione di giubilo è, appunto, tra luglio ed agosto. Soprattutto nei primi giorni del caldo e assolato mese di agosto, ecco che nella cittadina si ritrovano i cittadini emigrati verso altri “lidi” che ritornano appositamente per omaggiare e/o semplicemente pregare l’Angelo dell’Apocalisse – com’è denominato il predicatore spagnolo.
Proprio per la veemenza della sua eloquenza, nel suo peregrinare e predicare – annunciando il Regno di Dio. Anche stavolta il sacro e il profano si intersecheranno in un connubio di eventi e momenti di aggregazione, di socializzazione. Previsti infatti sia il programma religioso (ovviamente immancabile) che quello civile – o “laico”. Entrambi si concluderanno con una bella e sonora batteria di fuochi pirotecnici – lo spettacolo piromusicale (i fuochi artificiali saranno accesi a ritmo di musica) è offerto da una nota attività della frazione Pandola. Ed è atteso alle 23.30 di domenica 4 agosto, dopo la processione delle 19 (per le principali strade cittadine) nonché dopo la Messa al termine della processione stessa. Ma andiamo più nel dettaglio: il manifesto, affisso in bacheca presso la chiesa di S. Giovanni, afferma che i festeggiamenti prenderanno il via il primo agosto – dalle 18.15 – grazie al primo giorno di triduo, in preparazione agli eventi, durante cui verrà esposta una reliquia del santo. Alle 19, si terrà la sacra funzione. Lo stesso accadrà venerdì 2 agosto – negli stessi orari. Alle 19 del 3 di agosto, oltre alla S. Messa vi sarà il rito del bacio alla reliquia da parte dei fedeli. Le Messe saranno officiate anche domenica (4 del mese), alle 8; alle 9.30; alle 11 – con la solenne celebrazione eucaristica più partecipata, in genere. Nel tardo pomeriggio – come detto sopra – la sfilata (nel senso buono del termine) di S. Vincenzo e di altri simulacri per le vie della cittadina. Attesi, generalmente, molti devoti di ogni dove. Ecco, adesso, le iniziative e manifestazioni “civili”: alle 21.30 di sabato 3, largo al concerto della band di musica popolare e folkloristica locale “Skenè” – ad allietare tutti i convenuti con un sound brioso e legato alla tradizione meridionale (soprattutto Calabria, Campania e Puglia). Domenica 4, invece (dies natalis di S. Domenico di Guzman), sarà piena di kermesse musicali. Con la presenza – dalle 9 del mattino – della banda “Città di Mercato S. Severino”. La banda esporrà il proprio repertorio anche alle 22.15, al capoluogo di S. Severino. Infine, i già citati fuochi artificiali delle 23.30. Alcuni eventi si protrarranno a lunedì 5 agosto, con l’estrazione della lotteria di S. Vincenzo (ore 20, chiesa di S. Giovanni). Da non dimenticare, poi – a metà tra programma civico e programma religioso – la proiezione di un apposito video sulla vita di questo amato santo – nella chiesa di S. Giovanni, ore 20, il 3 agosto. Contestualmente a tutte le manifestazioni, sarà possibile osservare un’esposizione delle vetrate artistiche dedicate a S. Vincenzo, realizzate in varie chiese del mondo. Più alcune foto del suo Giubileo, dal primo al 4 del mese. Sempre a S. Giovanni. Dal 2018, infatti, la chiesa di S. Giovanni ha avuto l’onore di commemorare il seicentesimo anniversario del transito al Cielo (morte) di questo invocato taumaturgo (e/o paraclito) spagnolo. Per tale ragione è stata concessa (nell’anno giubilare di S. Vincenzo) la possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria - dal primo agosto scorso (del 2018) al 9 giugno di quest’anno. In poche parole, seguendo le indicazioni ecclesiastiche, ognuno – in tal lasso di tempo – ha potuto riconciliarsi con Dio e i suoi peccati purificando l’anima. L’indulgenza (plenaria ma anche parziale) può anche essere applicata al ricordo dei defunti. In primavera (2019), sempre in questa fattispecie di S. Severino, si è vissuta l’occasione della prima edizione del premio “S. Vincenzo Ferrer”. Un contest artistico e letterario, ideato dall’associazione “Riscoprendo… ci”, che ha visto la massiccia partecipazione di tutte le scuole del territorio – con copiosissimi e originali, fantasiosi elaborati. Spendiamo ancora qualche parola su questo predicatore. Nato a Valencia (in Spagna) nel 1350, morì a Vannes (Francia). Domenicano, come è rappresentato dall’iconologia e iconografia popolare – vestito come S. Domenico, S. Caterina e S. Tommaso d’Aquino (guarda caso, tutti domenicani – infatti la statua di Domenico è custodita all’interno della chiesa di S. Giovanni, dove c’è un dipinto simboleggiante il suo ordine), il Nostro si è fatto apprezzare per la sua oratoria e per l’obbedienza ai voleri del Signore. Tra gli altri suoi attributi grafici: il fuoco a forma di globo, stella o fiamma sul capo (o sulla mano) – metafora per lo Spirito Santo, che lo ispirò nella sua esistenza; poi il libro aperto (sul quale spesso è scritto: “Temete Dio e rendetegli onore”); la colomba; la tromba; le ali e la vasca battesimale. Era dunque soprannominato “Angelo dell’Apocalisse”. Ebbe a scontrarsi con la coeva S. Caterina da Siena, essendo quello dell’epoca il periodo critico e buio della “cattività avignonese” del Papa – con due rappresentanti di Pietro in terra: uno a Roma (Urbano VI, al secolo Bartolomeo Prignano – o Pliniano – probabilmente nato ad Acquarola di Mercato S. Severino e con possedimenti familiari fino a Fisciano e Montoro) e l’altro nella celebre località francese (Clemente VII). Ricordiamo che S. Caterina è tra le poche donne nominate “dottori della Chiesa”, con le stimmate invisibili e molto colta per virtù dello Spirito Santo. Il santo, spagnolo come S. Vincenzo martire (ma di Saragozza) – festeggiato il 22 gennaio, patrono dei vignaioli, di Saint Vincent e della frazione sanseverinese S. Vincenzo - è invocato contro una serie di calamità. È patrono – inoltre – di: costruttori di tetti, vignaioli (anch’egli), epilettici, terremotati, fulminati e predicatori. È co-patrono dell’antico Stato di Sanseverino, che si estendeva a Roccapiemonte, Castel S. Giorgio, Siano, Penta. In tali località, però, è sentito il culto di S. Rocco. S. Vincenzo, S. Rocco e la Madonna del Rosario. Proprio a proposito di questa “santa” (se così possiamo dire), è da dire che vicino alla chiesa di S. Giovanni esiste la confraternita del SS. Rosario – che ha dato “nome” al “cappellone” (grande cappella) maiolicato (ceramiche similari al chiostro di S. Chiara a Napoli, di fattura seicentesca o settecentesca). Le congreghe o confraternite (o arciconfraternite) – pur esistendo ancora – erano molto più numerose in passato. Erano aggregazioni tra il laico (fratelli laici) e l’ecclesiastico – soprattutto a carattere maschile – che veicolavano e mutuavano ideali di reciproco soccorso, di fratellanza e di fedeltà alla chiesa di appartenenza. Sono delle istituzioni (o istituti) molto antiche. Quella del SS. Rosario di S. Severino lo è in particolare. Ma vi sono altre prestigiose fraternità anche a Castel S. Giorgio – intitolata alla Madonna Immacolata, e ne è priore Gennaro Cibelli (titolare di un’attività di barbiere) – e nelle frazioni di S. Severino stessa. Sono realtà che si perdono nella notte dei tempi e che – spesso – traggono spunto (per alcuni punti) dal paganesimo – se così possiamo affermare (anche molti riti cattolici derivano da omaggi alle divinità appunto pagane, tra Fenici, Egiziani, Greci e Romani – per non parlare di Maya, Aztechi e altri dei feticci). Per quanto concerne Mercato S. Severino, occorre ricordare il prestigio di cui godeva la confraternita (prestigio suffragato dall’azione e dall’alacrità dei membri) oggi andato (progressivamente) scemando, pur non essendo del tutto scomparso presso le giovani generazioni. Ricordiamo ancora il portalettere nonché… “sportellaro” (artigiano che realizzava sporte di legno), il Priore Alfonso Romano – tra i più solerti ed “ultimi” (in un certo senso) rappresentanti della confraternita. Una realtà molto affiatata, che andrebbe forse ripresa in maniera più decisa, “rivitalizzata”. Alfonso Romano e gli altri confratelli hanno molto lottato affinché la chiesa di S. Giovanni fosse riaperta al credo dei fedeli, nel 1993, dopo il paziente restauro occorso alle strutture per il sisma dell’80. Dopo la festa di S. Vincenzo, a settembre è attesissima quella a S. Rocco. Un nobile (dicono principe) di Montpellier. Che si recò in pellegrinaggio a Santiago di Compostela (S. Giacomo, era infatti un cosiddetto jacopeo – mentre quelli che si recavano al giubileo di Roma venivano definiti romei e chi andava a Gerusalemme si denominava palmiere). Come stemma portava la cappasanta – una conchiglia raffigurata anche in alcuni quadri rinascimentali. Si ammalò di peste (bubbonica) e divenne povero; solo un cane gli portava – dice la leggenda – un pezzo di pane recuperato alla mensa del padrone dell’animale (di nome Gottardo). Per questo Rocco – dal Germanico Hrog o Rohg (uccello sacro, corvo) – è dipinto o costruito (statua) con il cane al fianco. Si venera il 16 agosto ma – come detto – a S. Severino le celebrazioni si tengono – generalmente - nella prima metà di settembre. Come accade per Vincenzo, anche questo santo riceve le preci e le invocazioni dei Sanseverinesi di tutto il pianeta. Moltissimi portano il nome dei due epigoni.
Riceviamo e pubblichiamo volentieri un articolo della
Dott.ssa Anna Maria Noia.