Dopo i duri mesi della pandemia, dopo due anni di stop a causa del Covid, ecco ritornare a Mercato San Severino l’antica e fascinosa tradizione del Ciuccio di Fuoco. Nella frazione Acigliano. Un retaggio etnografico complesso e significativo tipico del Sanseverinese, ripreso – da circa vent’anni – a cura di molte associazioni territoriali. Succedutesi nel tempo. Ricordiamo, ad esempio, il sodalizio “San Magno” (così denominato in onore di uno dei patroni di Acigliano – appunto San Magno o Mango, come in San Mango Piemonte; è il protettore degli animali domestici, a guisa di S. Antonio abate). La realtà associativa aciglianese, guidata da Gerardo De Dominicis, molto ha attuato affinché questo rito potesse di nuovo “decollare” nella frazione.
Dopo l’associazione “San Magno”, è stata ed è la volta di un nuovo sodalizio: si tratta di “Beata vergine Maria Assunta in Cielo” – costituitasi pochi anni fa. Tantissimi i responsabili, alcuni veramente molto giovani. Sempre entusiasti. Queste associazioni, come detto, hanno dato stimolo ed impulso acciocché si ripetesse tale ritualità. Ma, di certo, il recupero del Ciuccio di Fuoco è stato voluto e propugnato – fortemente – anche dai parroci di Acigliano e della vicina Pandola, tra le ventidue frazioni che compongono l’hinterland sanseverinese. In questo ventennale della ripresa di tale tradizione antropologica, i presbiteri hanno accolto con favore ed entusiasmo il rito del Ciuccio che brucia – dapprima, per sicurezza, nella piazza della frazioncina (gemellata con alcune cittadine, francesi e/o belghe) e poi, da poco, lungo tutta via delle Puglie. Con fuochi e biancali, razzi e botti vari “a freddo”, senza pericoli per la popolazione e per gli avventori giunti (spinti dalla curiosità e dalla rinomata fama dell’iniziativa) da zone limitrofe, come da tempo a questa parte. Il ciuccio, dunque, da pochi anni “torna” a correre “tra la gente”. Tra il tran tran, il “votta votta” generale. A mo’ di capro espiatorio, per i “peccati” (in senso etnografico) delle antiche, ancestrali, pragmatiche e superstiziose (magia urbana e/o rurale) collettività o civiltà contadine. Ricche di fede, sebbene scaramantiche. Vogliamo ricordare come, anche per il sommo Dante Alighieri, “il mondo pagano è in preparazione a quello cristiano”. Le stesse processioni in onore dei santi protettori e taumaturghi derivano – infatti - dal paganesimo. Dal senso religioso dei patriarchi. Tornando a noi, dopo questo lungo excursus, possiamo tranquillamente affermare che anche il nuovo parroco di Acigliano: don Giuseppe Laterza (da due anni al timone dei fedeli aciglianesi e pandolesi) – come pure i suoi predecessori – rende il suo beneplacito allo svolgimento dell’interessante ed esoterica manifestazione. Nel segno di una “maggiore unità” tra le località sanseverinesi di Pandola e Acigliano. Nel passato acerrime nemiche, rivali tra di loro. Ed è proprio dagli screzi e dai motteggi intercorsi tra le due comunità (e collettività) che – sembra – è nato il Ciuccio di Fuoco: secondo una tra le tante “versioni” e amene “leggende”, tese a spiegare la nascita del Ciuccio di Fuoco, i residenti delle due zone limitrofe si scambiavano scherzi come il gettare una carcassa di asino ai confini delle frazioni. Al che gli altri “rispondevano” con altri tiri mancini. Altre spiegazioni narrano delle dominazioni francese e spagnola (catalana), che avrebbero “veicolato” il retaggio del ciuccio. Forse a mo’ di corrida. In cui al centro vi è, però, un asino. Come per la “Messa dell’Episcopello” (blasfema, però) medievale. Il ciuchino – quindi. Vittima sacrificale anche per i Bizantini. Un’ulteriore versione parla, difatti, della suggestiva e misterica “indizione bizantina”: il rinnovo dei contratti agrari tra fine agosto e per i primi di settembre. Dopo aver lavorato, faticosamente, nei campi i contadini; i braccianti; gli agricoltori; le massaie; le forosette; le “pacchiane” danzavano sull’aia vicino ai falò. Il fuoco come elemento viscerale, tra le cinque entità aristoteliche. Come magma e ventre della Terra. Simbolo apotropaico di purificazione, rigenerazione. Lustrale come l’acqua – ad esempio durante la celebrazione di un battesimo: acqua e fuoco hanno la stessa funzione, quantunque in maniera differente. Sempre discorrendo dell’acqua, è bene ricordare l’altrettanto misterico retaggio delle Fontanelle – stavolta nell’altra frazione sanseverinese Lombardi. Il tutto, nella ricorrenza della Madonna Addolorata – il 15 settembre. In pratica, le Fontanelle consistono nel far emergere acqua colorata – in diverse tinte – da appositi ugelli siti su un allestimento augurale, zeppo di simboli autunnali: le zucche, l’uva, le pannocchie. L’acqua fuoriesce e – solo allora – il sacerdote benedice la folla; accorsa per omaggiare di devozione la Vergine delle Lacrime. Ritorniamo – ancora una volta – al nostro discorso sul Ciuccio. Sebbene le origini del Ciuccio si perdano nella notte dei tempi, la festività – anzi la festa – è tutta sotto l’egida della compatrona di Acigliano e/o Pandola: Maria santissima Assunta in Cielo. L’Assunta protegge, con sant’Anna; San Fortunato e San Magno le due comunità. Grande la devozione, nei due paesini di San Severino. In particolare, la Madonna Assunta vien presa a modello dai concittadini. In suo onore, l’assaggio di alcune leccornie che si tramandano, tra il 15 e il 16 agosto – appunto la ricorrenza dell’Assunta e, contestualmente, il “giorno” dell’accensione del simulacro di cartapesta del ciuchino (opportunamente “bardato”, con razzi, bengala, botti e materiale pirico – a freddo, rigorosamente). Tali cibarie sono, per la vigilia (14 agosto, di magro): i panini detti “palatelle”, a forma allusiva di sessi maschile e femminile, nonché il ripieno di tali panini. Si tratta della celebre “mpupatella”, a base di acciughe salate e melenzane sott’olio. Un piatto contadino, “povero” (nel senso di reperibilità anche nelle dispense e nelle cantine dei meno abbienti) ma ricchissimo di bontà, di gusto. Il giorno dell’Assunta, invece, il menu del giorno (a San Severino) prevede l’assaggio di pannocchie bollite (dette “sponze”), di capicollo e caciocavallo e – soprattutto – di milza. La nota “meuza” imbottita (mbuttunata), che a Salerno viene preparata il 21 settembre – in occasione di San Matteo. Inoltre, sulle tavole dei Sanseverinesi (dunque anche ad Acigliano e a Pandola) ecco sua maestà – la regina delle notti agostane: l’anguria o cocomero. In questi periodi estivi, sempre parlando di cibo, a Siano si degusta la classica braciola di capra. Poi, un brindisi a base di percoca inzuppata nel vino. Ovviamente rosso. La venerazione dell’Assunta è molto presente anche nel Nocerino: a Materdomini, per la precisione. Qui si svolge un ulteriore ed ancestrale rito, la dormitio od incubatio verso Maria Vergine. Una veglia, “condita” da preghiere e riflessioni. Le cultualità verso la Madonna pullulano nel territorio di Salerno; della Valle Irno e del Sarno; a San Severino. A Pagani, tanto per citarne una fattispecie, vi è la celeberrima “Madonna delle Galline”. E gli esempi posson esser tanti ancora. Ma rimaniamo alla “festa” del Ciuccio di Fuoco ad Acigliano. Non muoviamoci più – virtualmente – di qui. Veniamo finalmente ai festeggiamenti, certamente non “lussuosi” come in passato – precedentemente alla presenza del virus – ma non disprezzabili. Sono le celebrazioni della ripresa, che posson magari sembrare un po’ in sordina. Ovviamente non è così. Lo dimostrano i ricchi calendari di iniziative, sia per quanto concerne il programma più prettamente religioso che riguardo al manifesto “civile”. Partiamo con il programma religioso che, assieme a quello civile, è disseminato per tutto il territorio cittadino – con apposite affissioni, per le vie di Mercato San Severino. Sintetizzando al massimo le occasioni di crescita nella fede, ecco il giorno 15 – solennità di Maria Assunta in Cielo – tante celebrazioni eucaristiche da tenersi nella chiesa dei Santi Fortunato e Magno in sant’Anna. Particolarmente, alle 9.30 la Messa verrà “dedicata” alle donne che portano il nome di Assunta. Alle 11, invece, sarà la volta delle donne post-partorienti. Con la benedizione della reliquia di Maria, appositamente per le novelle madri. Alle 19, l’attesissima processione – a snodarsi per un lungo itinerario. Tutte le informazioni sono ben “visibili” e/o… “ritrovabili” nel/sul manifesto, girando per la città. Il giorno 16, ricorrenza di San Rocco – patrono dell’antico Stato di Sanseverino [sic!], che raggiungeva Penta di Fisciano; Siano; Castel San Giorgio (qui è molto sentita, tale venerazione) – il Sole entra nella Canicola. Ed i festeggiamenti proseguono. Dal punto di vista religioso, si terrà un momento di ringraziamento e/o affidamento all’Assunta – alle 19, durante la Messa. Verrà cantato il “Te Deum”. Nei giorni a seguire, il focus s’incentrerà su San Magno, spesso posto quasi in secondo piano – nella frazione con il vecchio tiglio (la “teglia”), simbolo di Acigliano stessa. Ma don Giuseppe Laterza – il parroco – è intenzionato a recuperare la “fede” in San Magno. Anche recuperando e restaurando – come sta accadendo in questi pochi anni in cui egli “cura” (pastoralmente) i fedeli delle due località – il vecchio eremo dedicato al santo. Presente sulla collina che si staglia sopra la frazione. L’impegno del sacerdote, d’intesa e in sintonia con l’operato dell’amministrazione comunale – retta dal primo cittadino (riconfermato) Antonio Somma – ha fatto sì che si siano attratti (stornati) dei fondi legati al Pnrr di matrice nazionale. Ben 144mila euro per la struttura suddetta. Che insiste sul territorio dal 1100-1200 circa. Ha dichiarato il presbitero che già un anno fa, per lo meno in estate, questa bella testimonianza dell’architettura e della storia dei luoghi è stata riutilizzata per alcune attività. L’interessamento del sacerdote e del sindaco Somma, tramite anche un contatto interno, ha ottenuto il via libera dalla Regione Campania. La proposta progettuale ha stimolato le misure per la valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale e dei piccoli siti religiosi. San Magno sarà poi commemorato – stando a quanto riportato sul manifesto succitato – anche il 19 e il 20 agosto. In tal data, alle ore 18.30, l’eremo vedrà la partecipazione dei fedeli che porteranno in cima la statua di San Magno. Alle 19, tutto pronto per la Messa cantata.Il programma civile del Ciuccio di Fuoco, invece, consta di una serata danzante (ore 19) presso il piazzale della chiesa – il giorno 14; poi il 15 e il 16 agosto tutto sarà dedicato al Ciuccio stesso. Si partirà alle 8 di Ferragosto, con l’arrivo del concerto bandistico della “Città di Bracigliano” – a seguire, la banda percorrerà le stradine del paese – per poi prepararsi alle 23. Quando finalmente, dopo una lunga assenza, l’asino di cartapesta incontrerà idealmente i curiosi e gli antropologi. Il ciuccio “tra la gente”. Come uno di noi. Per il tripudio di grandi e piccini. A mezzanotte e un minuto in punto, nella notte (canicolare) tra il 15 e il 16 del mese, il momento clou - fortemente atteso: lo scoppio dell’asinello. In genere a dare il là, ad aprire le danze accendendo la miccia del ciuco è il sindaco. Un tempo era il personaggio più in vista della collettività. Oppure, anche, lo scemo del villaggio. Ricordiamo che – da consuetudine – il ciuccio accoglie sulla sua groppa uno o più personaggi tratti dal panorama politico, sociale, culturale nazionale e internazionale. Della società italiana e/o mitteleuropea. A bruciare – come in un rogo le streghe. Nelle scorse edizioni, ecco in groppa all’asinello Trump, leader politici o altre autorità, locali o non.Quest’anno, rivelano delle indiscrezioni trapelate (in genere, l’identità dei personaggi da bruciare con e sul ciuco è top secret fino all’ultimo momento – bocche cucite, sempre), i simulacri rappresentano Putin e un’infermiera. Adeguatamente per la recentissima temperie storico-sociale.Dopo l’accensione del simulacro, per circa un’oretta tra via delle Puglie e Acigliano, si terrà uno spettacolo piromusicale. Cioè fuochi artificiali al ritmo della musica più cool e trendy. Sempre molto bello. Per l’edizione targata 2022, i fuochi artificiali saranno offerti (per quasi 30 minuti) dalla ditta “Pirotecnica Cinque Stelle” – direttamente da San Marzano sul Sarno. Le luminarie – invece – sono state offerte dalla “De Filippo” di Mercato San Severino. Addobbi (in chiesa) a cura di Pecoraro Fiori. Gli organizzatori, tra i quali gli esponenti del sodalizio “Beata vergine Maria Assunta in Cielo”, sono felici di annunciare (per l’edizione attuale, dopo il Covid) che non mancherà una piccola sfilata in costume (abiti contadini del ‘600) con molti figuranti (diverse decine), anche residenti in Acigliano e a Pandola. Per avvicinare maggiormente le due collettività. Come per le più recenti edizioni – sempre prima del Coronavirus – si vedrà la presenza di un somarello in carne ed ossa, a zonzo nel paese. Il ciuchino è stato gentilmente “fornito” (prestato) da allevatori della zona. Infine riportiamo delle dichiarazioni di don Laterza, che si trova molto bene ad Acigliano: “Sia Acigliano che Pandola – esprime il prelato – sono comunità solerti e attive. Ho avuto modo di poter apprezzare l’impegno dei cittadini, assieme a quello dell’amministrazione comunale. Sono certo che i Sanseverinesi sapranno organizzare molte altre attività, nel segno della cultura e della condivisione”.
Riceviamo e pubblichiamo volentieri un articolo della
Dott.ssa Anna Maria Noia.