Pandola - La Storia

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Pandola confina ad est col torrente Solofrana e ad ovest con la collina “ il Palco”. Giace proprio alle pendici del castello dei Sanseverino. In un documento antico il paese è descritto come un casale con un territorio adatto alla piantagione delle viti e dei gelsi, e dove vi sono coltivati anche gli ortaggi. Il paese è ricco di vicoli, ma il più caratteristico è sicuramente Casa d’Auria. Di grande bellezza architettonica è la chiesa dedicata a Santa Maria della Libertà, la cui facciata richiama la chiesa del Gesù a Roma. Casale situato in pianura ai piedi del castello del Parco, a meno di 500 metri dall’antica Rota, è costruito quasi interamente sulla direttrice di traffico dei due Principati.

Il censimento del 1815, che accorpa nel rilevamento i due limitrofi casali di Pandola e Acigliano, attesta la presenza di 886 abitanti che allora vivevano in 148 case con una media di 6 persone per abitazione. Questo indice di affollamento abitanti/case risulta essere il più elevato rispetto agli altri centri dell’intero comune.

La struttura urbana di Pandola presentava costruzioni articolate per buona parte su due piani – 153 stanze sottane e 120 soprane – distribuite prevalentemente tra la fascia delle case medie (48,7% ) e quelle povere (36%). Solo il 3,3% era costituito da tuguri, il 12% da case signorili. Tra quest’ultme spiccavano per la loro consistenza due abitazioni, censite nella seconda classe, rispettivamente formate da 14 e 20 vani, veri e propri isolati, appartenenti alle famiglie benestanti Amato e Guerrasio. In particolare la casa del possidente Guerrasio, è costruzione di notevole interesse artistico ancor oggi visibile , anche se semidistrutta dal sisma del 1980.

Il tessuto urbano del casale era formato nel 1817 da 97 abitazioni delle quali 58 appartenevano a bracciali, coloni e possidenti, 23 ad artigiani e commercianti, solo 5 a professionisti ( 2 parroci, 1 sacerdote, 1 levatrice ed 1  speziale), 6 erano le case titolari non qualificate e di forestieri, mentre 3 appartenevano a Enti ecclesiastici. La fisionomia Urbana era caratterizzata quindi,  dalla prevalenza di abitazioni media appartenenti a ceti sociali quasi esclusivamente legati all’agricoltura. il numero delle case era destinato ad aumentare nel 1881 se ben conteranno 147.

L’interno dell’abitato si articolava in diverse strade comunali: Via Sarno, Via Castello, Via Guerrasio, Via Spirito Santo, Casa Sica e vicolo Storto, che diramandosi trasversalmente dalla via delle Puglie conducevano alle pendici del colle Cerrella. Altre come via Madonna del Soccorso e San Magno collegavano Pandola ad Acigliano in alternativa alla trafficata via dei Due Principati. Tra le vicinali, poi, via Pandola conduceva alla Chiesa di Santa Croce, sulle sommità del colle omonimo; via Colombara all’attuale ferrovia e via del Molino portava ad una località denominata Starza, ancor oggi sede dell’attività molitoria della zona. Via Fiume, infine, si dipartiva dall’abitato, intersecava i due corsi d’acqua Solofrana e San Rocco, poco distanti e terminava accanto alla piccola Cappella settecentesca di San Rocco. Nel centro del paese, sulla provinciale delle Puglie, vi erano la Chiesa parrocchiale di San Fortunato e la Congrega di Santa Maria Libera la quale, nonostante i danni subiti per il sisma del 1980, si fa ancora notare per la bellezza architettonica.