Acquarola - La Storia

storiaAcquarola si trova alle falde di monti e colline e visto dall’alto ha una forma ad imbuto. Sembra che il paese prenda il nome dall’acqua, elemento importante che ha dato il nome a tante altre contrade dell’Italia meridionale. Le prime abitazioni di Acquarola risalgono alla prima metà dell’ XI sec. Nella chiesa di Acquarola nel 1740, S. Alfonso compie il miracolo della pioggia benefica, venuta per irrigare i campi colpiti dalla siccità. Tra le altre cappelle ricordiamo quella di S. Maria delle Grazie, quella di S. Nicola dei Capasino e quella di S. Giuseppe. Nel 1300 Acquarola è data come feudo da Carlo II d’Angiò ad un milite della famiglia Prignano di Salerno, per compensarlo per l’aiuto offertogli per scacciare i Saraceni da Lucera. Il territorio di Acquarola passerà poi sotto vari padroni, da Colella de Bono a Francesco Prignano. Nel paese è sempre stata praticata l’attività del carbonaio; ad Acquarola si produceva una grande quantità di carbone. Molto produttiva era anche l’industria della lana, data dall’enorme quantità di pecore che si allevavano. Il luogo più importante del villaggio era piazza della Baronia detta Triggio, dove si riuniva il parlamento dell’Università di Acquarola. Recentemente sono state scoperte tombe risalenti all’epoca romana ( IV sec). Un’importante edificio medievale è la parrocchia. Nel rinascimento la chiesa fu adottata a cascina di campagna, e dal terremoto del 1980 è abbandonata al suo destino. Di notevole importanza è anche palazzo Terrone, dove si dice sia nato Papa Urbano VI. Gli elementi architettonici sono costruiti con tufo grigio con elementi di cotto. Abbiamo inoltre il palazzo a corte settecentesco della famiglia Serio. Urbano VI aveva possedimenti ad Acquarola e si dice fosse nato proprio nella chiesa di San Michele. Il casale è ubicato alle falde del colle Santa Elia, a 171 metri di altitudine. Feudo dal 1300 del famiglia Prignano prima, e dei baroni Fusco, Capasino e Mari poi, Acquarola sembra che tragga il toponimo dalle acque della contrada. Questa è di fatti attraversata da due cosi d’acqua Coscia e Cisterna, affluenti del torrente Solofrana. Procedendo sulla via delle Camerelle si giunge a Sant’Angelo da dove, tramite la via Cellaro e inerpicandosi sulla montagna del demanio denominato Guarano, si arriva ad Acquarola. L’interno dell’abitato si articolava in vicoli stretti e ripidi e aveva come epicentro la Piazza della Baronia detta “Triggio” (trivio) dove si riuniva un tempo il parlamento dell’Universita di Acquarola. Nel paese, oltre la parrocchiale San Michele Arcangelo vi era la Cappella di Santa Maria delle Grazie, mentre sulla collina Sant’Elia sorgeva l’Antica Chiesa conventuale dei Padri Carmelitani. Le abitazione in gran parte oggi vecchie e dirute, erano costruite in tufo e pietra e avevano tetti ad uno spiovente. Sono molti gli archi e i sottopassaggi esposti a nord. Il censimento del 1815 rivela una consistenza demografica di 634 abitanti, che vivevano in 138 case con una media di 4,6 persone per ogni abitazione. La maggior parte di questi edifici era composta da case povere, meno di un terzo da case medie, pochissimi erano i tuguri. In questo panorama spiccavano per interesse architettonico 2 dimore signorili: il settecentesco palazzo Terrone, composta da 10 vani, con orto murato, grande cantina e Cappella Gentilizia e il palazzo appartenente alla famiglia del medico Serio, che sorgeva in località Corte, anch’esso composto da 10 vani. La località Casa Mari, poco distante dal paese, era dominata dall’abitazione del barone Mari, casa padronale e insieme colonica, grande e squadrata. Accanto ad essa si addossavano le une alle altre alcune misere casupole di bracciali. Casa Mari segnava il confine con il demanio Guarano al quale si poteva accedere tramite la strada vicinale omonima. Questa casa, inoltre, era collegata con il centro urbano di Acquarola attraverso le comunali Ripone e vico D’Amato. La strada Acquarola, lunga 3 chilometri, metteva in comunicazione gli ultimi edifici del casale con la località Ospizio; via Cellaro, invece, attraversando il centro urbano di Sant’Angelo, si allacciava alla provinciale delle Camerelle. Sempre da Acquarola si giungeva alla zona detta Fontana tramite la via omonima e alla località Tufare per mezzo della strada Cupa dell’Aia. La collina di Sant’Elia, infine, era collegata con la località boschiva Casavetere tramite la vicinale denominata Scassata.