storia

Il territorio che oggi chiamiamo “Mercato S. Severino” era anticamente denominato “Oppidum Rota” ed era localizzato nelle immediate vicinanze del castello. Questa divenne un’importante zona di pedaggio in epoca romana. Questo pedaggio si chiamava “rotaticum”. Non ci sono molte testimonianze architettoniche di epoca romana: tra le poche ricordiamo l’Acquedotto Claudio, che risale al I sec a.c. e qualche toponimo, come “Porta Rotese”. Il nome del gastaldato cambiò da Rota a Sanseverino con l’avvento di Troisio il normanno. Oggi Mercato S. Severino vanta una posizione geografica ottimale, (come all'inizio della sua storia) essendo distante Km 14,5 dal Capoluogo di Provincia, Km 20 dalla città di Avellino, Km 51 dal Capoluogo di Regione, Napoli ed è facilmente raggiungibile sia per autostrada che in treno. Casale dalle origini molto antiche, è situato a 140 metri s.l.m. in posizione mediana rispetto a siti più elevati quali Spiano e Ciorani. La posizione favorevolissima rispetto ai traffici, ha favorito nell’Ottocento la sua affermazione come sede di uffici pubblici, quali la “cancellaria” e la “Dogana dei Grani”, piuttosto che di residenza urbana. Mercato era difatti il passaggio obbligatorio di importanti e diverse linee di traffico: presiedeva il nevralgico nodo viario tra la Puglia e la Basilicata, tramite la strada dei Due Principati, e l’area tirrenica con la via delle Camerelle. Nel 1810, in seguito allo scioglimento dello Stato di Sanseverino, Mercato, che allora contava appena 390 anime, fu destinato come capoluogo del Comune, sia per la sua posizione, sia perché fornito di un locale adatto alle riunioni del consiglio decurionale. I casali venivano così coordinati da un comune centro di gravitazione sul quale convergevano tutte le attività del circondario. L’attività prevalente del capoluogo si esercitava nel settore degli scambi commerciali. “Più che un centro di produzione agricola, lo si doveva considerare luogo di raccolta e distribuzione delle varie derrate che si producevano nei casali del circondario”. Era piazza molto ambita sia per il commercio fisso che per quello ambulante. Vi erano difatti, altre al mulino di proprietà demaniale, due taverne: una formata da un vano sottano e due soprani, appartenente ai Caracciolo, ex principi di Avellino; l’altra, composta da due stanze sottane e quattro soprane, apparteneva ai Negri, ex baroni di Spiano. Inoltre, sempre propietà dei Caracciolo, vi era un magazino formato da un sottano e tre soprani utilizzato come deposito di grano e di legna. Rimane traccia anche degli antichi mestieri artigiani; la lavorazione dell’oro è ricordata dalla presenza di un vico degli Orefici. “Nella seconda metà dell’ottocento l’impianto urbano di Mercato era ancora quello medioevale, mancava del tutto una proiezione verso l’esterno. La città, infatti, per fronteggiare la spinta demografica si sviluppò dal di dentro, lungo il suo asse verticale”. Il catasto murattiano censì 141 abitazioni – ancora oggi ben conservate nel centro storico – articolate tipologicamente in più piani, 161 sono i vani sottani e 198 quelli soprani “ la sequenza verticale era la seguente:esercizio commerciale a piano terra, abitazione al primo piano ed al secondo, con scala di servizio comune a più corpi di fabbrica “. Nel 1817, i 407 abitanti vivevano in 141 case con una media di 2,9 persone per abitazione, che risultava più bassa di tutto il Comune. Di queste 141 costruzioni, 28 appartenevano a bracciali, 26 a possidenti, 35 ad artigiani e commercianti, 3 a sacerdoti, 1 ad un medico napoletano, 12 a titolari non qualificati, 23 a forestieri. Il 48% degli edifici era formato da case medie, il 45% da quelle povere ed il 7% da tuguri. Pur mancando le case signorili, vi erano due decorose abitazioni, censite nella terza classe, appartenenti ai benestanti Abbadessa e Salvati, entrambe composte da 8 vani la consistenza urbana segnerà nel corso di circa settant’anni un certo incremento, nel 1881, infatti, saranno censite 175 case. Il reticolo urbano si articolava al suo interno in diverse strade: San Giovanni in Palco (che si allacciava alla provinciale Codola), strada del carcere, vico I e II Cretaglie, via del Gelso, vico Rio Secco, Via Torre, Mercato vecchio e Mercato nuovo. Nelle piazze antistanti le Chiese del capoluogo, Sant’Antonio Abate, Santa Maria delle Grazie e San Giacomo Apostolo, si tenevano da tempi antichissimo fiere e mercati.