francobolloChiesa di San Michele - 980

Da un istrumento del 980  sono noti il titolo, il fondatore e il nome della contrada dove sorgeva: “ecclesia sancti angeli in locum macerata rotense finibus” costruita da “petrus et waiferius castaldi germani”. Nel 1497 è detta parrocchia. Nella visita pastorale del 1588 la chiesa è in cattive condizioni statiche. I fedeli propongono  di riedificarla. Nel 1688 la chiesa viene danneggiata dal terremoto e solo nel 1708 i lavori di restauro vengono portati a compimento. Un ulteriore restauro, con l’abolizione di due altari, viene effettuato nel 1929.
Successivi interventi sono stati eseguiti negli anni 1970, 1984, 1998.
Dalla visita pastorale del 1511 si apprende che la chiesa  risulta di patronato del Capitolo cattedrale di Salerno. Tale appartenenza è confermata  nell’anno 1854.
Con la ricostruzione del 1588 la chiesa viene arricchita di alcuni altari  laterali dedicati ai vari santi e di patronato delle famiglie nobili e borghesi della frazione. Questi altari vengono aboliti in seguito ai restauri dell’anno 1929. Con gli interventi successivi al 1970 la chiesa è stata resa più rispondente e funzionale alle esigenze della liturgia. Le due cappelle mediane sono state adibite a battistero e alla penitenzieria.
Le pareti ospitano una tela del Seicento raffigurante la Madonna del Carmine, un S. Emiddio moderno (1984) e due tele dello Iannacci (1730) raffiguranti la Natività e la Deposizione della Croce. L’abside è chiusa da un crocifisso ottocentesco. L’altare, l’ambone, il tabernacolo e la sede presidenziale risultano realizzati con marmi policromi di inizio Novecento. La cantoria (ampliata nel 1999) ospita l’organo; ha una capacità di circa 80 posti. Nella chiesa vi è la confraternita del SS. Sacramento. La parrocchia di S. Michele fin dall’origine comprende tre casali: Carratù, Marcella e S. Angelo. Il nucleo storico è costituito da case a corte, tipiche della zona. La parte nuova è formata da palazzi, e complessi condominiali. La chiesa è ubicata nel nucleo storico. La denominazione “a macerata”  scaturisce dalla sua posizione nei pressi del torrente Solofrana, la cui acqua in un passato remoto veniva utilizzata per la macerazione (da qui, “a macerata”) della canapa. Nella toponomastica locale esiste una via dedicata ai “canapari”, a dimostrazione della  presenza in loco di una attività legata alla macerazione di fibre vegetali.

Bibliografia: Chiese, Palazzi e Giardini - Itinerari ambientali e culturali a Mercato S.Severino - G. Rescigno - Dicembre 2004