Ciorani - La Storia

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Ubicato a 210 metri di altitudine, Ciorani è, insieme a Spiano, il sito più elevato del comune sanseverinese. Situato alle pendici del monte Salto. Confina a est con il comune di Montoro Inferiore e a ovest con il comune di Bracigliano. Ciorani, che comprende l’aggregato abitativo di Piemonte, era fino al primo decennio del Settecento una baronia degli Antinori, famiglia patrizia, forse di origine fiorentina. Nel 1712 il casale divenne feudo della famiglia Sarnelli avendo l’avvocato Angelo Sarnelli  acquistato da Eleonora Antinori, contessa di Giungano, la baronia di Ciorani e Piemonte. Secondo Giustiniani, “Ciorani,  uno dei casali dello Stato di Sanseverino in diocesi di Salerno, è sito in una valle, parte in piano e parte in luogo montuoso. La distanza che tiene da Salerno e di circa 10 miglia. Nel suo territorio vi sono dei vigneti e castagneti”. Nel 1817 esso fu unito al comune di Mercato S. Severino staccandosi da quello di Bracigliano di cui aveva fatto parte nel decennio precedente. Nel territorio di Ciorani i boschi di querce e di cerri o di castagno ceduo fornivano ai falegnami il legno per la fabbricazione dei tetti delle abitazioni. Le attività lavorative prevalenti nel borgo sono state fino a metà dell’Ottocento, l’agricoltura e la lavorazione della creta: l’arte della “figulina” era qui assai diffusa e nota sin dal medioevo. A Ciorani abbondavano i pignatari che smerciavano le loro terraglie nelle fiere che si tenevano nel capoluogo, nei mercati di Fratte e Salerno e a quelli dell’agro-nocerino. Valenti artigiani modellavano la creta per suppellettili, tegami, “pignate”. Nel 1742, anno di pubblicazione del catasto onciario, la struttura urbana del casale era composta da 117 case distribuite tra due nuclei abitativi di Ciorani e Piemonte. Nel panorama edilizio spiccava la casa palazziata del barone Sarnelli. Di fronte alla “casa palazziata” sorge ancora oggi il convento dei Redentoristi, fondato intorno al 1735 da S. Alfonso de’ Liguori che da questo casale irraggiò la sua opera missionaria e costituì l’ordine dei Cioranisti, poi detti redentoristi. Fu proprio il barone Sarnelli a donare “diverse stanze soprane e sottane con cantina” a S. Alfonso perché venisse edificato il monastero. Caratteristica di Ciorani erano i vicoli-cortili che costituivano uno spazio importante di socializzazione e insieme assolvevano a un ruolo fondamentale per l'attività agricola e per quella artigianale. I cortili esterni aperti sul lato stradale originariamente dovevano costituire un vero e proprio laboratorio artigiano per l’attività del pignataro. La fornace era l’elemento intorno al quale si distribuivano funzionalmente gli altri locali: la stanza per la tornitura delle terraglie, quella dove venivano riposte le fascine, il deposito dei prodotti lavorativi e un locale adibito a cucina. Anche il catasto onciario settecentesco rileva una notevole presenza di orti e giardino, spesso murati, adiacenti per lo più alle abitazioni signorili ed alle case medie. I molti vicoli interni al tessuto urbano conservano il nome delle famiglie che vi abitavano, dei mestieri che vi esercitavano e anche dei Santi più vicini alle tradizioni locali. Così è possibile ritrovare via Sarnelli, Casa De Luca, Casa De Crescenzo, Casa Treccinella, via Colonnello, oppure vico Pignatari, o anche via S. Nicola e largo S. Alfonso. Tra le strade comunali, la più lunga, 5 Km, era quella di Ciorani che si dipartiva al confine  con la via Codola, proseguiva per le frazioni di Priscoli, Torello, Carifi, Galdo, Ciorani e terminava nel comune di Bracigliano. La via Madonnella portava al Cimitero mentre la via Cupa Piemonte collegava questo aggregato abitativo omonimo a Ciorani. Il casale conserva ancora oggi l’impianto urbano sette-ottocentesco; anche l’architettura degli esterni è rimasta in gran parte intatta. Essendo stati abbandonati gli antichi mestieri e quasi completamente  l’agricoltura, non si è avuto incremento economico, demografico, né espansione urbana. Ciorani conta oggi pressappoco gli stessi abitanti dell’ottocento ed è rimasto un paese senza sviluppo, contrariamente a centri quali Piazza del Galdo e Sant’Angelo dove l’intensa attività commerciale ha acquistato sempre più spessore.